La brutta poesia di Alessandra Bucci

La brutta poesia di Alessandra Bucci

La brutta poesia di Alessandra Bucci

Di Lucio Pistis & Sandro Asebès©

La brutta poesia di Alessandra Bucci

Poison, credit Mary Blindflowers©

 

Aspettando l’inverno, in quest’autunno piovoso e lento, ci imbattiamo nei versi a tema di un’autrice di nome Alessandra Bucci, che forse è più brava a fare foto di paesaggi e a confezionare ciambelline che non a scrivere poesie:

Qui ed ora

Guarderò al futuro
con occhi nuovi,
filtri di luce raccolti
lungo viali scricchiolanti
di foglie in fiore
che s’accendono
solo prima di morire.

E sarà l’ultimo barlume
a raccontarmi la vita,
sarà la musica sotto i piedi,
che suona d’autunno,
a mostrarmi la via
per cogliere il senso
degli ultimi rintocchi
per cui il cuore palpita,
l’anima ancora spera.

E rapita dal qui ed ora
l’inverno non mi fa paura.

Qualche creatura di buona volontà dovrebbe spiegare alla signora Bucci che la poesia non consiste semplicemente nell’andare a capo scrivendo in prosa, e che il cuore che palpita possiamo trovarlo in tutti i romanzetti rosa e le poesie di metà ottocento. Il leitmotiv dell’anima che spera è vecchio a sua volta come il cucco, idem per tutte le altre immagini di viali che non si sa bene perché scricchiolino mentre la musica viene ridotta ad un tappetino che suonerebbe l’autunno. Un’amalgama improbabile di immagini già viste e luoghi comuni banalissimi mixati con uno stile infantile, senza ritmo. Una poesia in cui non soltanto si denota una completa assenza contenutistica, ma anche una povertà stilistica che dà da pensare sul fatto che forse vengano pubblicati, per motivi che esulano da poesia e letteratura, troppi libri inutili, degni di infamia più che di lode.

Noi pensiamo che per esempio a prescindere dal livello contenutistico gravido di déjà-vu che datano secoli, la Signora Bucci dovrebbe imparare ad usare il relativo come l’hanno insegnato a noi alle elementari in stretta connessione col termine che lo precede, pertanto il “che” successivo a “foglie in fiore” non può riferirsi né ai viali né alle foglie, ma a fiore e pertanto la frase successiva oltre ad essere un non sense è sbagliata grammaticalmente poiché il presente indicativo non si coordina in genere e numero col nome cui si rapporta. Ed altrettanto dicasi per quello che segue alla “musica sotto i piedi”: non può pensare la signora di metterlo in connessione a musica; deve sottolineiamo deve, riferirsi a piedi; doppio errore anche qui pertanto! Se vuole esprimere il concetto della musica cambi la struttura ed usi un participio passato in funzione attributiva (“sarà la musica calpestata”) senza stuprare la grammatica della lingua che tenta di parlare!

Contenutisticamente meglio sorvolare sull’antan della metafora dell’ inverno-vecchiaia.

È vero che una rondine non fa primavera, allora leggiamo un’altra poesia della Signora Bucci:


La casa sull’albero

Ho sempre sognato
una casa adagiata su un ramo,
stabile e profumata
come eterna foglia sempreverde,
che tende le braccia al cielo
e a piccole radure tappezzate
di frammenti di tempo colorati
su cui pascolare pensieri
e sorseggiare i ricordi
per ubriacarsi di vita
seduta su un balcone fiorito
sospesa e più vicina al cielo
senza temere il vento.
E intanto torno bambina
mentre nella stanza accanto
dormono gli amici sogni
che presto, sul far della sera,
tra lucciole e cicale,
inizieranno a cantare.

E anche se arriverà l’autunno
non avrò paura di cadere.

Ci fa piacere che ancora ci sia gente che sogni di abitare sugli alberi, perché giusto a penzoloni a testa in giù su un ramo e dopo aver battuto la testa, si può pensare solo per un istante che questi, chiamiamoli così, “versi”, possano essere chiamati “poesia”. Si tratta di pura e banale prosa. Anche in questo caso il contenuto piange, lo stile infantile, da filastrocca per bimbi storditi, non giustifica certe affermazioni della Bucci la quale, convinta delle sue doti artistiche, dichiara: “Ci sono esseri umani che stimo molto come persone ma che, secondo me, scrivono poesie che fanno pietà…però non glielo direi mai…non è falsità è delicatezza…la poesia va sempre rispettata anche se non è poesia…non so se mi sono spiegata…”

Il problema reale è che forse la signora Bucci, troppo impegnata a leggere le poesie degli altri, non ha trovato il tempo di valutare obiettivamente le proprie, per capire che, tra quegli esseri umani stimabili che scrivono poesie che fanno pietà, ci sta pure lei.

Stia tranquilla dunque, non rimarrà mai sola, la mamma dei poeti è sempre gravida, è in buona compagnia.

La casa sull’albero” ci mostra nell’ingresso una sequenza di proposizioni da sparare in un respiro senza che l’autrice si degni di sceverarle con asindeti o polisindeti: “Ho sempre sognato una casa adagiata su un ramo, stabile e profumata come eterna foglia sempreverde, che tende le braccia al cielo e a piccole radure tappezzate di frammenti di tempo colorati su cui pascolare pensieri e sorseggiare i ricordi per ubriacarsi di vita seduta su un balcone fiorito sospesa e più vicina al cielo senza temere il vento.” A nostro parere ne mancano almeno quattro: dia il tempo a chi legge di riprender fiato, signora poetessa! Capiamo che la moderna linguistica releghi in un cantuccio impolverato la punteggiatura, ma sit modus in rebus!

Contenutisticamente poi questa provvidenzialità esorcistica della paura nell’allegoria finale del tempo che passa, che cos’è? un topos della Bucci? E di quante angosce diacroniche ella vive? L’inverno, l’autunno! Madre de Dios! Sono stagioni o monstra informia? Si rassereni, poetessa! Il tempo passa per tutti! Non se ne turbi! Noi a leggerla ci turbiamo di più, in castigliano nos turbamos más…che è meglio non tradurlo in italiano… hai visto mai qualcuno faccia anastrofi pericolose tra avverbio e predicato!! Insomma un tempo si consigliava di darsi all’ippica. Visto che alcuni coraggiosi recensori dicono che lei, cara Bucci, oltre che scrittrice è anche pasticciera, le consigliamo di infornare torte, magari ne ordiniamo una o due per i nostri compleanni che cadono di gennaio e dicembre, ma ci raccomandiamo, non esageri con la stricnina che ad avvelenare il lettore bastano le sue poesie.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

.

Post a comment