Orgoglio, ritenzione, attribuzione d’importanza

Orgoglio, ritenzione, attribuzione d'importanza

Orgoglio, ritenzione, attribuzione d’importanza

 

Il sonno del maiale, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

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Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”, Matteo 5:3.

La costante ricerca dell’umiltà a tutti i costi viene propagandata dalla religione come essenziale fino all’umiliazione di se stessi, con la Maddalena che asciuga coi capelli i piedi del Cristo, umiliandosi e prostrandosi.

Sottomissione dunque.

L’orgoglio è il sentimento dei tracotanti, dei pieni di sé, di coloro che hanno un’idea egocentrica del mondo. In questo caso si parla di superbia o orgoglio negativo.

In realtà esiste anche un orgoglio misurato e ragionevole che può portare buoni frutti, perché attiene alla consapevolezza del sé. Si tratta dell’orgoglio positivo o autostima. 

Nella categoria degli scrittori prevale la suberbia.

Accade che qualsiasi giudizio negativo su una loro opera o un loro articolo venga percepito come un’offesa gravissima e personale, un’oltraggio da non perdonare.

Così nasce una generazione di trattenuti.

I trattenuti sono coloro che vorrebbero esprimere un giudizio su un’opera letteraria, ma amorevolmente si trattengono e scelgono due strade, la prima vedere e passare oltre; la seconda mentire e adulare.

La seconda strada spesso sfocia in nevrosi e mal di fegato, stipsi, dolori al ventre, flatulenze diffuse, mal di testa e depressione, problemi più o meno aggravati dal tempo di trattenimento e incensamento che nasce dall’opportunità politico-sociale e dalla necessità di un punto di riferimento.

Esiste uno schema in editoria, una specie di regola non scritta per cui dato l’autore X che, per motivi che esulano nel 90 per cento dei casi dal talento, riesce a pubblicare con un grosso editore, si formerà una schiera di petulanti e sottomessi cavalier serventi, vassalli, valvassori e valvassini, in ordine di importanza, a seconda del beneplacito di X. Questi servi etichettati come amici di X del cui riflesso vivono, adulano, lisciano con le papille gustative, pettinano costantemente e senza stancarsi, nutrono come madri amorevoli, come fratelli protettivi l’orgoglio di X, il quale, dimenticando che ha pubblicato con l’editore importante, tramite conoscenze altrettanto importanti, costate probabilmente qualche sacrificio in termini di orgoglio, ha bisogno di ricostituire proprio quest’ultimo, di rinforzarlo con la pratica assai diffusa dell’adulazione servile. I cavalier serventi sarebbero pronti a buttarsi nel fuoco per X, non per X in se stesso naturalmente, del quale a loro non importa nulla umanamente parlando, ma semplicemente per i vantaggi che trarrebbero pettinandogli l’ego e ingraziandoselo, un po’ come un buon cristiano che prega dio per andare in Paradiso; un po’ come i cortigiani alla corte del Re Sole; un po’ come il cane Fede con Berlusca. Così, i servi, quando la sera poggiano la testa sui cuscini, sognano la loro prossima pubblicazione con un editore che conta, grazie al costante restauro dell’orgoglio di X; invecchiano lanciando invettive contro chiunque osi criticare X, allungandogli immediatamente le lance in viso e attaccando anche sul piano personale, che poco ha a che fare con letteratura e politica. Lo stuolo dei servi di X arriva a qualunque nefandezza pur di compiacere il burattinaio-padrone, si va dall’insulto semplice a quello composto, avvitato carpiato, arrotolato, intuitivo, descrittivo, fantasioso, immaginifico, perché X ha un ampio esercito di fantasisti da schierare allo scopo di difendere i labili confini del suo ego distonico e sfaccettato. Prima i cavalieri, poi i vassalli, poi i valvassori e quindi i valvassini. L’attacco all’elemento che non accetta la signoria di X è sistematico, programmatico, concertato. Si deve arrivare alla rissa, si deve umiliare l’avversario e non ci sono regole, colpi su colpi, qualsiasi nefandezza è permessa. Tutto questo per salvare il famoso orgoglio un po’ malato di X, che ovviamente non interviene nella battaglia, perché si sa che i re guardano i soldati dalla torre e senza scomporsi, mangiando uova di lompo che chiameranno caviale e sorseggiando qualche goccia di vino della casa comprato all’osteria delle tre truffe che spacceranno per champagne di marca sopraffina.

Quando la battaglia è finita nessuno ha vinto, tutti hanno perso, specialmente X che è un perdente di successo. Il vino diventerà acido e non resisterà al tempo, nonostante le lusinghe del sistema.

X tuttavia non è il solo che gioca a salvarsi l’orgoglio.

Ci sono anche i difensori delle cause perse. Coloro che, incapaci di accettare un giudizio diverso dal proprio, perché convinti di essere perfetti e giusti, criticano non confutando, in modo che colui che concepiscono come un nemico, venga ferito nell’orgoglio. Quindi buttano lì a caso due o tre insulti e sottolineano: “Ti ho ferito nell’orgoglio?” convinti di aver realmente offeso l’interlocutore a cui non importa un fico secco del loro giudizio, ma questi don Chisciotte pensano di essere così importanti, da riuscire a ferire l’orgoglio altrui, proprio perché sono a loro volta pieni di orgoglio e se qualcuno dicesse loro le stesse frasi che hanno detto all’interlocutore, si sentirebbero mortalmente offesi.

Gli infelici pesano il mondo con il metro del loro stesso unico giudizio e mentre accusano gli altri di eccesso d’orgoglio, hanno l’orgoglio che gli esce dalle orecchie, riempie le stanze delle loro case, le strade in cui passano tronfi, le pagine dei libri che leggono e che scarabocchiano impietosamente con le loro dotte annotazioni giudicate indispensabili.

Convinti di riuscire a ferire gli altri, non si accorgono che mentre gli altri ridono di loro, per l’importanza che si attribuiscono da soli, camminano come maiali dentro un perimetro in cerca di una scusa per non vedere il nulla che li avvolge da quando hanno raggiunto l’età della sragione dentro la porcilaia della saccenteria a buon mercato.

E l’uomo, nel suo orgoglio creava dio a sua immagine e somiglianza (Nietzsche).

Chiedo scusa anticipatamente ai maiali per l’ardito accostamento.

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https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=vrpJB7ucC5Y

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