Teologia, pseudoscienza dell’inerzia

Teologia, la pseudo-scienza dell'inerzia

Teologia, pseudoscienza dell’inerzia

 

Acefalo, pastello su carta, by Mary Blindflowers©

 

Di Mary Blindflowers©

Teologia, pseudoscienza dell’inerzia

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La teologia, in latino theologĭa, greco Θεολογία, composto di ϑεο- «teo-» e -λογία «logia», è il discorso su dio. In parole semplici un’anti-scienza speculativa o positiva che pretende di parlare di ciò che non conosce. Dio infatti, base del discorso teologico, per sua stessa natura è inconoscibile.

C’è chi sostiene nel 2018 che uno dei pilastri fondamentali dell’amore per la sapienza, ossia della filosofia, sia proprio la teologia.

Un pilastro piuttosto fragile, considerando che la teologia è un discorso su un ente metafisico di cui nulla sappiamo. Come si può pensare di poter fare discorsi seri su ciò che non si conosce?

Da quali basi si parte?

Da un punto fisso indimostrabile su cui poi ricamare filosofie.

La differenza tra scienza e teologia è che la prima si evolve, nonostante i suoi terribili errori, conosce comunque la dinamica dell’evoluzione di pensiero come cammino in avanti, come strada da percorrere per capire, rinnegando il punto fisso di teorie precedenti, a favore di nuove scoperte. La storia della scienza è una continua distruzione e ricostruzione. La scienza risorge dalle sue stesse ceneri.

Nell’Ottocento si pensava che per curare la pazzia fosse utile legare il paziente ad una sedia girevole e farlo girare come una trottola fino a farlo vomitare ed implorare pietà, nella convinzione che questa crudele distrazione, potesse far rinsavire il paziente. Oggi a nessun medico verrebbe in mente di adottare un simile metodo, anche perché finirebbe in prigione per tortura.

Quindi la psichiatria si è evoluta, ha rinnegato alcuni principi che prima riteneva validi, distruggendoli e sostituendoli con altri. La scienza muore per rinascere sotto nuove forme più evolute, come una Fenice.

La teologia invece ha dio come punto fisso e pretende di discettare su di lui come se lo conoscesse anche se in realtà non ne sa nulla.

Lo svelamento dell’inutilità della teologia non nega il dialogo con dio, perché la teologia non parla con dio, ma di dio, e c’è una bella differenza.

La fede non ha bisogno delle costruzioni dottrinali dei teologi, perché il dialogo con dio è personale e può essere intrapreso da chiunque senza intermediazioni.

La teologia che ha succhiato il sangue del paganesimo, adattandolo alle sue esigenze, come ha fatto la Patristica con Aristotele, Platone e tutti i filosofi antichi, è sempre stata uno strumento di potere utile al potere manipolatorio, una costruzione artificiale nella fabbrica delle sottigliezze.

Secoli di riflessioni filosofiche, di intorcinamenti mentali ci hanno forse salvato da noi stessi? Hanno reso l’uomo migliore?  Elucubrazioni su come abbia fatto la sacra testina del Cristo a passare attraverso l’imene della madonna lasciandola integra, ci hanno forse liberato dalle guerre o dai nostri demoni interiori? Hanno reso l’umanità più felice? Il punto fisso tanto caro ai teologi ci ha forse dato qualcosa di cui essere fieri?

O piuttosto non ci ha resi schiavi della dottrina, della disputa tra padri di una chiesa che con sillogismi vani, ci tiene ancora in pugno, tanto da far affermare a qualcuno, la teologia è uno dei pilastri della conoscenza?

Conoscere significa capire, ma se dio non può essere capito, come si può parlare della sua natura? E discettarne dottamente a lungo? Ogni discorso diventa vano, illusorio, contraddittorio.

Fin dai tempi di Kant ci si era resi conto dell’impossibilità di creare una scienza che avesse come base la metafisica.

E cos’è dio se non metafisica pura applicata sapientemente da astuti teologi alla politica della dominazione sistematica delle coscienze attraverso speculazioni senza prove, legate a individuali e personalissime opinioni?

Non si è neppure in grado di dimostrare scientificamente l’esistenza o la non esistenza di dio, dunque, come può la teologia essere una scienza se si basa su un concetto empiricamente indimostrabile?

La fede è un’opinione fissa, inerte, basata su un punto sempre uguale a se stesso. La scienza è un errore in movimento, la sua forza è la mancanza di fissità. L’inerzia infatti è notoriamente propria delle cose morte. Nessuna affermazione teologica può essere dimostrata, e niente che non possa essere dimostrato, è scienza, perciò gli scienziati cattolici che parlano della teologia come di una scienza, possono mettersi l’animo in pace mentre sollevano le ginocchia dolenti dalle panchette di duro legno ecclesiastico che forse esaltano per motivi di opportunità che esulano da dio.

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Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    ἐπιστήμη, σοφία, μαθήματα, queste infatti le radici greche per indicare ciò che in latino equivale a scientia, da scio,scis, scivi, scitum, scire, io so, io conosco a seguito di sperimentazione e conseguente apprendimento di certezza; nessuno di questi lemmi ha fondamento sul verbo λέγω, io dico, da cui deriva il suffisso comune a tante discipline ( cardiologia, gastroenterologia, nefrologia, urologia, ginecologia, patologia, fisiologia) tutte parti specialistiche di una conoscenza generale che si inscrive nel termine medicina, la scienza che, sperimentando le sofferenze fisiche del mondo animale ha forgiato un bagaglio di certezze per le possibili cure delle varie malattie in cui detto mondo incorre; tutti i loro discorsi si incentrano su un fine preciso e documentato: il miglioramento della salute degli esseri viventi, e vi è prova provata che la scienza medica nei secoli si è evoluta in questa direzione.
    La teologia, già di per sé indimostrabile ed improbabile, va addirittura involvendosi, poiché presume oggi di abbandonare l’unico punto stabile, opinabile, ma determinato nei secoli della storia delle religioni, la centralità di Dio, per ribaltarne ed attagliarne la struttura ad un nuovo polo attrattivo, l’uomo, modellando le dottrine attuali in maniera sempre più circiterica e contraddittoria rispetto ai canoni originari. Divenendo come tale sempre più, nella pastorale dei prelati odierni, non scienza, poiché oggetto di confusione ed insicurezza in questo gesuitico accomodamento del credo.
    Oggi più che mai, dunque, teologia emblema della non-scientia

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