I libri aberranti della Bompiani

I libri aberranti della Bompiani. Imperialismi in lotta nel mondo

I libri aberranti della Bompiani

 

I libri aberranti della Bompiani. Imperialismi in lotta nel mondo

I libri più aberranti della storia, credit Mary Blindflowers©

 

Di Mary Blindflowers©

I libri aberranti della Bompiani

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La regola delle regole di ogni buon lettore recita che non bisogna giudicare un libro prima di averlo letto, anche se la copertina e il risvolto della sovraccoperta possono dare indicazioni. Non so perché mi regalano un libro che mai avrei comprato: Imperialismi in lotta nel mondo, di G.M. Sangiorgi, finito di stampare il 25 luglio 1939 per la casa editrice Bompiani.  Presagisco un vago sentore di dispotismo dall’aggressività della sovraccoperta, che con quell’aquila nera su sfondo rosso, non promette nulla di buono e suona come un inno alla dittatura di destra. Sfoglio il libro con molta riluttanza. Dentro c’è una locandina pubblicitaria che presenta alcuni libri pubblicati nella stessa collana, la collana “libri scelti”. I libri pubblicizzati sono: due testi di Adolf Hitler; Il diario di un medico, dalle paludi alla Littoria, di Vincenzo Rossetti; Economia Rossa di Knickerbocker; Che vuole il Giappone? di Doemming; L’idea Universale di Roma, di Romolo Murri; Il mondo aperto di Otto Corbach, e Le materie prime di De Florentiis. Tutti ideologi di estrema destra.

Ma la gente quando regala un libro ha una minima idea di cosa ci sia scritto dentro?

Leggo il risvolto, recita così: “Che cos’è l’imperialismo e come si sono sviluppati e come camminano gli imperialismi che si contendono le gerarchie mondiali? A tali domande risponde, capitolo per capitolo, con sintesi rapide e illuminanti, questo libro. La storia e la politica, I fenomeni sociali ed economici, la psicologia e la morale dei popoli, sono come personaggi di un grande ed avvincente romanzo che corre traverso i secoli e sfocia nella vita del nostro tempo. Il diritto dei popoli giovani e dinamici ad una vita non soffocata dagli egoismi dei popoli ricchi; il contrasto tra un mondo vecchio che declina ed un mondo nuovo che sorge, sono qui esaminati in pagine vive, non retoriche, dense di pensiero. L’imperialismo, come teoria e dottrina politiche è esaltato quale potenza generatrice di civiltà, di coraggio, di lavoro, di conquiste…”. E qui mi fermo, indecisa se buttarlo nel secchio della spazzatura oppure tenerlo per accendere il camino d’inverno. Ho avuto il coraggio di leggerlo, sempre per quel principio che non si può giudicare un testo senza prima averne analizzato il contenuto. Ebbene, il contenuto è un’aberrazione. Di retorica, a differenza di quanto annunciato nel risvolto, ce n’è tanta, c’è anche tanta esaltazione nazifascista. Un libro delirante che giustifica come necessario e addirittura moralmente auspicabile, l’espansionismo egemonico e la lotta dell’uomo sull’uomo, come movimento naturale della storia. Un testo che classifica come giusta causa la violenza, la sopraffazione, la prepotenza del più forte. Sangiorgi era uno dei principali teorici del regime fascista, un intellettuale completamente asservito. In quegli anni il fascismo giustificava le sue mire espansionistiche con la necessità dello spazio vitale e della regolazione demografica del popolo italiano. Si serviva dei suoi ideologi e dell’altisonante retorica autocelebrativa razzista per diffondere idee antidemocratiche e violente: “Nessun altro Stato”, scrive Sangiorgi, “ha mai organizzato più meticolosamente, con maggiore amorosa accuratezza e con più alta umana solidarietà nazionale un movimento colonizzatore: L’Italia fascista insegna al mondo un metodo supremamente civile di colonizzazione demografica. Le impazienze di taluni se sono giustificate da un ardore che è encomiabile, debbono cadere dinanzi alla saggezza di Colui il quale vuole che l’edificio sia costruito pietra su pietra, solidamente, senza crolli, senza improvvisazioni, senza effimeri guadagni. Il Fascismo ha regolato e regola la colonizzazione demografica secondo l’ordinamento politico e corporativo della Madrepatria: secondo la sua socialità che è amore e potenza di popolo… La colonizzazione demografica è trasferimento disciplinato, vigilato, garantito”.

L’unica cosa di garantita che si prova leggendo questi farfugliamenti retorici sull’italietta fascista è la pena, pena per un’Italia la cui grande editoria ha dato alle stampe simili orrori, e in cui ancora oggi si sentono individui di scarsa intelligenza ripetere a pappagallo una lezione imparata alla scuola degli asini: “Si stava meglio quando si stava peggio e i treni arrivavano in orario”.

L’Italia non è mai uscita veramente dal fascismo perché rimane un Paese anacronistico, omofobo, misogino, catto-retrivo, retorico fino allo sfinimento, un Paese che mente continuamente con la storia per giustificare se stesso e il proprio ritardo col progresso. Un Paese in cui ancora oggi, come ai tempi del fascio, la grossa editoria è la schiava umile e servile dei gruppi di potere, come in un inferno dantesco: “lasciate ogni speranza o voi ch’entrate”.

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Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Colonizzazione demografica…già…gasando poveri selvaggi come replicava ai dubbi di Donna Rachele l’ineffabile colinizzatore cogli stivali dopo aver propagandato con la mano destra le femmine fattrici delle braccia per la patria e chiavato colla sinistra le Dalser e Petacci di turno a mo’ di esempio fondante! Benito Ipocritini

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