Plutarco, Leopardi, bellezza, poesia

Plutarco, Leopardi, bellezza, poesia

Plutarco, Leopardi, bellezza, poesia

Di Pierfranco Bruni©

Chiedimi che cos’è la bellezza, credit Mary Blindflowers©

 

 Plutarco, Leopardi, bellezza, poesia

Vivo di memorie defraudate. Sono attrazioni smarrite e ascolto le distanze. Due occhi sul mare. Una tenda rossa. La bellezza!
Nell’areopago dove aveva predicato San Paolo, si incontrano, per volere degli Dei o dello sciamano Anima in Volo, Plutarco e Leopardi.
Si osservano e dialogano.
Di volta in volta si ascolta una voce giungere da lontano.
Sembra quella di Ludovico Ariosto. È proprio quella dell’autore dell’Orlando infuriato.
Intanto Leopardi e Plutarco armeggiano con le parole.
Si scontrano e si incontrano.
Leopardi resta appoggiato su una mezza colonna. Si allontana e poi con una mano resta fermo sulla mezza colonna.
Da lì ascolta e dialoga.


Plutarco con la testa alta sembra guardare, sempre fisso, un punto oltre l’infinito. Non si ferma un solo istante. Camminante tra gli spazi dell’areopago.
Si parla di morte, di vita, di oblio e di bellezza…
Plutarco fu un grande viaggiatore. Dalla Grecia all’Asia, dall’Egitto a Roma. Visse tra il 46 dopo Cristo e il 120 dopo Cristo.
Leopardi visse tra il 1798 e il 1837. Da Recanati a Napoli, da Roma a Firenze.
Ariosto nato a Reggio nell’Emilia l’ 8 settembre 1474 e morto a Ferrara il 6 luglio 1533. la prima edizione del suo Orlando furioso vide la pubblicazione il 1516.
Il tempo non ha orologio.
Il tempo metafisico è in un cerchio.
Non si racconta la storia con la cronaca e la realtà è solo una finzione.
Plutarco… Leopardi… è come se si sfidassero lacerando gli orizzonti di tempo…
Chi ha vissuto solo nella cronaca non resta e chi abita il viaggio dell’eterno è un intreccio di infinito nell’ascolto…
Il vento agita le pagine dei ricordi.
Il dialogare così ha inizio…
E c’è un debole vento che attraversa il teatro della vita…

 


Plutarco:

Non si muore soltanto perché siamo arrivati al punto in cui il tempo, il nostro tempo, è scaduto. Si muore per una tempesta d’anima. Si può morire per una anima che vive la tempesta e si trasforma in naufragio”.


Leopardi:

Già, la Tempesta… il Naufragio. Io per non restare nella siepe sono andato oltre. Si può morire anche di noia. Ma tra il tempo e la noia c’è sempre un cammino parallelo”.


Plutarco:

Vivi come se il silenzio non fosse soltanto l’ascolto perché nella mia Grecia la Parola è un tocco di campana e poi il resto è un corteo di ombre. Tu, oltre il tuo rimembrare e i tuoi sabati nelle melanconie hai conosciuto le ombre? Anzi il corteo delle ombre, o ti se rifugiato nell’oblio?”.


Una voce recitante si ode: quella di Ariosto.

Si ascolta.


Ariosto: 

Oh gran bontà de’ cavalieri antiqui!”.


Poi Leopardi ignorando la voce si rivolge sempre a Plutarco.


Leopardi:

Perché usi queste parole? Io porto le ferite nell’anima e la mia solitudine ha pieghe di infinito. Non ho più troppe virtù. La virtù appartiene a chi non conosce la bellezza del vizio. Io ormai vivo solo il vizio perché mi allontana dal suono della campana”.


Plutarco:

Un tempo ho amato la tua poesia. Ti dirò che mi specchiavo in alcuni tuoi versi e il tuo venditore di almanacchi mi sembrava un mercante tra gli spazi dell’agorà. Poi ho capito che la poesia è un gioco per tentare di placare ciò che non si vede. La poesia come tutta la letteratura è una finzione. Anzi è la maschera che non riesce però a mascherare tutto il viso e dal viso si legge l’anima, si leggono le passioni, si leggono le bruttezze, si rigano le bellezze e tu sei stato un grande ingannatore di malinconie perché nel tuo infinito si vive il finito…”.


Leopardi, molto sorpreso, interrompe Plutarco e con uno sguardo incavato risponde gesticolando con la mano destra.


Leopardi:

Io non ho maschere perché ogni mia parola, ogni mio verso, ogni mio inciso è sangue e il mio essere inquieto non è mai stato un giocare con lo specchio e neppure un duellare cercando vite parallele. Io ho vissuto con il dolore nel cuore…”.


Plutarco, ferma alzando le braccia, il discorrere di Leopardi e dice:

 

Silvia… Nerina… Ranieri… Conte Monaldo… La vita è sempre un discorrere tra una pagina bianca e una giornata perduta, cercando di capire ciò che l’altro non ha cercato di dirti e tu ancora sfogli il cielo con i colori del luogo natìo.. Non esiste la nostalgia del luogo natìo… Noi restiamo in ascolto soltanto della morte che non consola e non libera ma è l’unica forma d’arte che non ha eguali e neppure il tempo può misurarsi con la morte ma tu hai sfiorato con le parole la morte ma non hai ascoltato la morte…”.


Ariosto:

Orlando che gran tempo inamorato
Fu de la bella Angelica…
”.


Ma sia Leopardi che Plutarco ignorano la voce di Ariosto.


Leopardi:

Ti sento irrequieto. Lo sei, ma è come se tante vite ti abbiano attraversato ed ora che sei giunto ad un’età in cui gli anni non dovrebbero più raccogliersi nel giro delle lancette diventi impaziente…”.


Plutarco:

Ti sbagli, mio caro. Puoi dire che non credo più al giochetto della pazienza o delle impazienze, delle tolleranze o della ragione. Tu cosa sei? La maschera della Ragione o la Ragione che intreccia l’anima alle cose? Sai qual è la differenza tra noi due?”.


Leopardi:

Non credo che ci siano molte diversità… Siamo entrambi alla ricerca della bellezza…”.


Plutarco:

Tu vivi ponendoti troppe domande…mentre la malinconia ti attraversa. Io vivo troppo in ascolto tanto che anche il silenzio è un ascolto metafisico oltre la storia e oltre la nostalgia della fine…”.

 


Leopardi:

Mi pongo domande sulla bellezza? Bene. Ed è proprio questo che ci accomuna. Oltre a tutto il resto. Io mi pongo domande. Tu resti in ascolto. La bellezza ci lega. La ricerca della bellezza o la bellezza…”.


Plutarco:

Non sei tu che scrivi: ‘Cara bellezza… fai sobbalzare il mio cuore…tu che forse hai reso felice l’età dell’oro…’, ed è una dichiarazione della necessità della bellezza…”.


Leopardi:

Certo. Ma non sei tu che scrivi: ‘Come in un’opera d’arte la bellezza è il risultato di vari fattori…’ e vivi ascoltando la bellezza. La bellezza come necessità…”.


Ancora la voce cantilenante di Ariostorecita:


Quel che l’uom vede, Amor gli fa invisibile,
e l’invisibil fa vedere Amore.
Questo creduto fu; che ‘l miser suole
dar facile credenza a quel che vuole
”.


Intanto Plutarco e Leopardi smettono le parole perché le parole, sono entrambi convinti di ciò,  sono maschere di vetro.
Mentre seduti al centro del teatro della vita, San Paolo, Anima in Volo e gli Dei… abitano il silenzio.

Il silenzio!
Giocano a carte scoperte intorno al duettare di Plutarco e di Leopardi. 

San Paolo:

La Bellezza? Ci condurrà alla salvezza…”.


Anima in Volo:

La Bellezza è uno scavo nella Pazienza… e la storia è un precipitato nel Tempo”.


Gli Dei hanno una voce sottile.
Osservano il fuggire del vento.
Sono in coro e sono un coro.


Recitano:

Bellezza, Salvezza, Pazienza… La morte ha una vita lunga e noi restiamo in ascolto… L’ascolto ha la pazienza del silenzio…”.
Il debole vento attraversa ancora il teatro della vita…
Ma cosa è la bellezza nel tempo delle memorie sradicate?
Sono due occhi che ha hanno il colore del vento sul mare…
La sera delle onde si avvicina.

La bellezza non è la verità.

Ma cosa è tutto ciò che ho vissuto?

Gli incontri i personaggi i luoghi…

Finzioni.
La bellezza è un sorriso che ho dimenticato ma che non ho perso.

 

Sulla piazza, intanto, non si smette il vocio. Discutono.

La bellezza non chiede discussioni!

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https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=xQBo68USEKU

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