Fontamara, la causa immortale degli oppressi

Fontamara, la causa immortale degli oppressi

Fontamara, la causa immortale degli oppressi

Fontamara, la causa immortale degli oppressi

Silone, Fontamara, credit Antiche Curiosità©

Mary Blindflowers©

Fontamara, la causa immortale degli oppressi

.

Alcuni libri seguono uno strano percorso, destinato a trasmettere un messaggio alle generazioni future. Alcuni autori condividono la curiosa sorte delle loro opere e vengono respinti dal tempo avverso nel quale si trovano a vivere e respirare, per poi essere recuperati, come preziosi relitti e testimonianze di un’epoca che forse non è mai morta.

Fontamara, il capolavoro di Ignazio Silone, venne pubblicato per la prima volta a Zurigo in lingua tedesca, tradotto da Nettie Sutro, nel 1933. La prima edizione in italiano apparve il 1 novembre 1933, a Parigi, pubblicato a spese dell’autore in poche copie. L’editore N.E.I. (Nuove Edizioni Italiane) era lo stesso autore che si autopubblicava. Durante la guerra, nel 1942, fu stampata a Londra un’edizione speciale ad opera dell’editore Jonathan Cape per essere distribuita a titolo gratuito ai prigionieri di guerra italiani. Mentre diverse edizioni vedevano la luce all’estero in lingue diverse, il romanzo comparve in Italia soltanto nel 1947, Editrice Faro. L’accoglienza non fu entusiasta in Italia. Silone non era simpatico né alla sinistra, dalla quale era rimasto profondamente deluso, né alla destra, dati i suoi ideali antifascisti. Inoltre svelava impietosamente nei suoi romanzi l’ipocrisia della chiesa e della borghesia, perciò la critica decise di ignorare il libro di un “socialista senza partito e di un cristiano senza chiesa”, e quando non lo ignorò si limitò a minimizzarlo ed insultarne la grandezza. Doveva sembrare terribilmente fuori moda a degli intellettuali da salotto, un testo in cui si proponeva l’eterna universale lotta tra il ricco e il povero, tra il borghese, l’ecclesiastico, eterni approfittatori, e il cafone rassegnato a tutti i soprusi, sfruttato, spremuto come un limone e poi buttato via come cosa vecchia e inservibile: “le ingiustizie più crudeli vi erano così antiche da aver acquistato la stessa naturalezza della pioggia, del vento, della neve. La vita degli uomini, delle bestie e della terra sembrava così racchiusa in un cerchio immobile saldato dalla chiusa morsa delle montagne e delle vicende del tempo. Saldato in un cerchio naturale, immutabile, come una specie di ergastolo”.

Fontamara, un luogo immaginario di contadini poveri della Marsica, potrebbe essere ovunque, nel mondo, un simbolo della lotta tra oppressori favoriti dalla legge e oppressi. La vicenda, ambientata ai tempi dei primi anni della dittatura fascista, viene raccontata fluidamente, con un tono semplice, scorrevole ma incisivo.

Silone si legge con facilità, non è un autore “difficile”, ha uno stile limpido, chiaro, lineare che ricorda il verismo di Verga, con quel coro di parlanti popolari che fanno la storia. L’apparente semplicità delle parole riesce ad avere il timbro inconfondibile e raro dell’universalità. I cafoni di Fontamara potrebbero essere gli sfruttati di qualsiasi altra parte del mondo, lo stesso dicasi per quelli che li sfruttano. L’Impresario, che sotto la protezione del governo fascista diventa podestà, ruba acqua, cibo e terre ai contadini, arricchendosi sempre più, è il capitalista tipo. La chiesa, prostituita al nuovo regime si inchina ai signori predicando rassegnazione ai cafoni. L’avvocato del popolo difende in primis se stesso e i propri interessi, gabbando i contadini e mettendosi d’accordo coi proprietari. Le camice nere violentano le donne di Fontamara, tutto perfettamente legittimo.

Nemmeno il papa viene risparmiato: un contadino vede in sogno “il papa discutere col Crocefisso… il Crocefisso diceva: … sarebbe bene distribuire la terra del Fucino ai cafoni che la coltivano e anche ai poveri cafoni di Fontamara che sono sulla montagna senza terra. Il papa rispondeva: Signore, il Principe non vorrà mica. E il Principe è un buon cristiano. Il Crocifisso diceva: … sarebbe bene dispensare i cafoni dal pagare le tasse. Il papa rispondeva: Signore, il Governo non vorrà. E i Governanti sono anch’essi buoni cristiani. Il Crocefisso diceva: … quest’anno manderemo un raccolto abbondante soprattutto ai cafoni e ai piccoli proprietari. E il papa rispondeva: Signore, se il raccolto dei cafoni sarà abbondante, i prezzi ribasseranno e sarà la rovina di molti commercianti. Anch’essi meritano riguardo essendo buoni cristiani. Il Crocifisso molto si rammaricava di non poter far nulla per i cafoni senza far del male ad altri buoni cristiani. Allora il papa gli propose: Signore, andiamo sul posto, forse sarà possibile fare qualche cosa per i cafoni che non dispiaccia né al Principe Torlonia, né al Governo né ai ricchi. Così la notte della Conciliazione, Cristo e il papa vennero attorno al Fucino, su tutti i villaggi della Marsica. Cristo andava avanti con una grande bisaccia sulle spalle. Dietro gli andava il papa che aveva il permesso di prendere dalla bisaccia qualunque cosa che potesse giovare ai cafoni. I due Viaggiatori Celesti videro in tutti i villaggi la stessa cosa, e che altro potevano vedere? I cafoni si lamentavano, bestemmiavano, litigavano, si angustiavano, non sapevano che cosa mangiare né vestire. Allora il papa si sentì afflitto nel più profondo del cuore, prese dalla bisaccia una nuvola di pidocchi di una nuova specie e li lanciò sulle case dei poveri, dicendo: Prendete, o figli amatissimi, prendete e grattatevi, così nei momenti di ozio qualche cosa vi distrarrà dai pensieri del peccato. Questo era stato il sogno di Michele Zompa”.

Un sogno profetico. La distrazione di massa. Date al volgo un motivo di distrazione, così potrete continuare a sfruttarlo esattamente come prima, favorendo ricchi e potenti. Un messaggio rivoluzionario e lungimirante.

Fontamara non è dunque un libro innocuo, anche se è raccontato come una favola. Forse è per questo che è stato osteggiato in Italia per tanto tempo. Silone era critico e non risparmiava nessuno.

Tanta parte della critica italiana e anche dalla sinistra, ostracizzò l’opera di Silone perché si diceva che era stato costretto a diventare un collaboratore segreto dell’Ovra, sotto ricatto dei fascisti, ma non c’è alcuna prova del collaborazionismo di Silone.

L’unica prova certa per uno scrittore è infatti la sua opera, e Fontamara, la causa immortale degli oppressi, rimane e parla da sola, come gli altri libri di Silone. L’opera non ha bisogno di avvocati difensori, né di giudici accusatori, né di denigratori del suo autore, perché sopravvive sempre a chi le ha dato luce.

Fontamara ha bisogno solo di lettori che ne sappiano apprezzare la grandezza.

Video – The Black Star of Mu

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Christ was a female

Rivista Il Destrutturalismo

Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Analisi perfetta. Ed è proprio la crudezza del verismo di Silone che ha ostracizzato l’autore capace di trasformare pericolosamente la realtà degli sfruttati in favola e viceversa.

Post a comment