La delazione, media totalitari

La delazione, media totalitari

La delazione, media totalitari

 

La delazione e i social media totalitari

La vespa non produce miele, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

La delazione, media totalitari

.

 

Ecco la definizione del vocabolario Treccani per il termine “delazione”: “s. f. [dal lat. delatio onis, der. di delatus, part. pass. di deferre «portare, riportare, deferire»]. – 1. L’atto di denunciare segretamente, per lucro, per servilismo o per altri motivi, l’autore di un reato o di altra azione soggetta a pena o sanzione, o di fornire comunque informazioni che consentano d’identificarlo: la cospirazione fu scoperta in seguito alla ddi un rinnegato2. Nel linguaggio giur., deferimento: ddi giuramentoddell’eredità, quando siano presenti tutti i presupposti perché il chiamato a succedere possa far valere il suo titolo. 3. ant. Il portare: dd’armi, porto d’armi abusivo”.

Tralasciando il terzo significato che ormai sembra essere caduto in disuso, e il secondo perché attiene al mondo giuridico, concentriamoci sul primo significato del termine: la denuncia in completo anonimato di qualcuno per motivi che non elevano di certo lo spirito di chi usa questa pratica.

La delazione è stata sempre incoraggiata dai regimi totalitari e dall’Inquisizione. Occorrevano spie che denunciassero in segreto, e vigliaccamente, qualsiasi comportamento potesse essere giudicato non confacente alle direttive del super-ego o sistema dominante. Per la Chiesa la delazione era un dovere di buon cattolico. Ovviamente le prove che inducevano spesso e volentieri a condannare un poveretto o una poveretta al rogo, non erano vere prove, ma indizi basati su sospetti spesso ridicoli. Non era infrequente che donnette ed omuncoli senza qualità corressero a denunciare i loro vicini di casa coi quali magari avevano avuto qualche discussione per futili motivi, e con la loro delazione li portassero dritti dritti al rogo.

Nel processo inquisitoriale il giudice decideva quali testimoni sentire e quali no; il processo era rapido perché bastava un sospetto per finire flambé,

Il sistema inquisitoriale, come del resto quello del fascismo, del comunismo e di tutti i regimi totalitari in genere, era basato su carcere preventivo, interrogatorio con tortura e condanna finale sulla base di nessuna prova certa. Nel sistema delatorio non esisteva la presunzione di innocenza, non si era innocenti finché non venisse effettivamente provata la colpevolezza, ma il contrario: l’accusato era colpevole fino a che non potesse dimostrare la propria innocenza. Un mondo alla rovescia insomma, in cui le fondamentali basi del diritto umano erano minate da un sistema inappellabile e senza vie d’uscita. Chi aveva la sfortuna di essere segnalato alle autorità da un delatore, aveva pochissime speranze di salvarsi, specie se non aveva protettori potenti.

Il sistema delatorio dovrebbe essere abolito in una società democratica, perché è contro ogni diritto, retaggio di tempi in cui il rispetto dell’uomo sull’uomo era soltanto una favola.

Eppure, nonostante questo sia un concetto abbastanza ovvio, ancora oggi i principali social media, usano proprio il sistema delatorio per segnalare post e contenuti vari in completo anonimato. Il segnalatore non sempre è in buona fede, anzi, spesso segnala perché sa che segnalando otterrà l’immediata rimozione del post che non gli garba, postato da una persona che gli sta antipatica per motivi che esulano completamente dal contenuto del post. Infatti i social non rispettano la presunzione di innocenza, fondamento di ogni Stato democratico, ma seguono la regola della presunzione di colpevolezza. Segnalato dunque un post, questo viene rimosso. Il postante riceve un messaggio: “abbiamo rimosso il post perché ci sembra spam, puoi comunicarci se è veramente spam o no”. Il postante ovviamente dice che non è spam. E il social risponde che controllerà. Dopo qualche tempo gli amministratori decidono se è il caso di rimettere il post segnalato oppure no. Così accade che nei social circolano milioni di messaggi dai contenuti molto discutibili: svastiche, messaggi omofobi, pornografia, etc., ma siccome nessuno li segnala, continuano a circolare liberamente, mentre un anonimo segnalatore dice che una poesia è spam e il post viene momentaneamente rimosso. Non viene rimosso dopo il controllo, ma prima, un po’ come faceva l’inquisizione con la carcerazione preventiva. Inoltre la sentenza del social sulla rimozione è inappellabile. Se il social decide che un’opera d’arte contenente un corpo nudo dipinto viola gli standard della comunità, la rimozione diventa sentenza definitiva.

Un sistema ridicolo, retaggio di un totalitarismo e di un’idea inquisitoriale che speravamo fossero morti per sempre.

.

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Christ was a female

Video – The Black Star of Mu

Rivista Destrutturalismo

Post a comment