Kant, chiliasmo e teleologia morale. La chiesa invisibile.

Kant, chiliasmo e teleologia morale. La chiesa invisibile.

Kant, chiliasmo e teleologia morale. La chiesa invisibile.

Di Mary Blindflowers©

Il millennio del filosofo, foto Mary Blindflowers©

 

Chiliasmo, dal greco dal gr. χιλιασμός, der. di χίλιοι «mille»; v. chiliasta.

Il chiliasmo profetizza l’avvento di Cristo in terra e il ristabilimento degli equilibri per mille anni. Kant utilizza il termine chiliasmo, svincolandolo dal fanatismo visionario e trasformandolo in un millenarismo di stampo filosofico che è soprattutto destinazione politica dell’umanità, culminante nell’utopia della convivenza pacifica del genere umano.

Se la prospettiva prognostica per Kant diventa solo strumento utopico della storia a cui gli uomini devono aspirare per la realizzazione di un mondo di pace, altresì in La Religione nei limiti della semplice ragione, mette in campo un chiliasmo teologico come realizzazione del Regno di Dio sulla terra, affermazione che è stata tirata per la giacchetta e ampiamente manipolata dalla religione dogmatica e dalla chiesa.

Il chiliasmo filosofico è speranza politica tesa alla utopica realizzazione di una pace perpetua, fondata in una lega delle nazioni come repubblica mondiale, per maturare l’idea di un diritto cosmopolitico nella prospettiva di un politico morale e antimachiavellico. Il chiliasmo teologico rappresenta la speranza religiosa dell’instaurazione del regno di Dio sulla terra. Che cosa questo significhi esattamente ce lo dicono i filosofi.

Cunico, nel suo saggio, peraltro piuttosto pesante nello stile: Il millennio del filosofo: chiliasmo e teleologia morale in Kant, Edizioni ETS, 2001, gioca sulla distinzione tra chiliasmo filosofico e teologico, sostenendo che il chiliasmo kantiano non rinuncia alla prospettiva escatologica-messianica di stampo prettamente religioso, tanto da arrivare alla esaltazione della chiesa come compiutezza morale del Regno di dio sulla Terra. Cunico, da buon cattolico, arriva a concludere che il male viene superato dalla chiesa.

In realtà dagli scritti di Kant emerge un’idea profondamente laica dell’etica. Per Kant era non solo possibile, ma naturale che l’uomo si formasse l’idea di dio. Non dimentichiamo l’epoca in cui visse e il ruolo accademico che ricopriva, e che non avrebbe potuto ricoprire se avesse preso posizioni ufficiali controreligiose. Tuttavia il filosofo d Königsberg non rinunciò a definire la verità religiosa. Il fatto che dio possa essere pensato, diceva, non significa che corrisponda a un oggetto reale. Che l’uomo sia naturalmente portato a pensare Dio non significa che questi esista e neppure il fatto che l’uomo ricorra continuamente a Dio per spiegare l’esistenza del mondo, prova realmente che esista. Ne L’unico argomento possibile per una dimostrazione dell’esistenza di Dio, Kant dimostra l’incoerenza delle prove.

Si immagina, prima di tutto, un concetto di una cosa possibile, nella quale ci si rappresenta congiunta ogni vera perfezione. Ora si ammette che l’esistenza sia anche una perfezione delle cose, e si conchiude quindi dalla possibilità di un Essere perfettissimo alla sua esistenza. In tal modo si potrebbe dal concetto di ogni cosa, purché rappresentata come la più perfetta della sua specie, concludere alla sua esistenza; per esempio, concludere alla esistenza di un mondo perfettissimo, già per il solo fatto che può essere pensato. Ma, senza impegnarmi in una dettagliata confutazione di questa prova, confutazione già fatta da altri, io mi riporto soltanto a quanto è stato già dimostrato a principio di quest’opera, che cioè l’esistenza non è un predicato, e quindi non è predicato neppure della perfezione, e che perciò non si può da una definizione che contenga un’arbitraria unificazione di diversi predicati allo scopo di costituire il concetto di una qualche cosa possibile, concludere giammai alla esistenza di questa cosa, e conseguentemente neppure all’esistenza di Dio”.1

Non esiste alcuna prova dell’esistenza di Dio e Kant lo sapeva bene, tant’è che confutò la prova ontologica, la prova cosmologica e quella fisico-teologica, e risolse il problema sostenendo che Dio è postulato indimostrabile.

Kant sotto un’apparente ossequio alla religione, nasconde l’idea che la ragione sia la misura di qualsiasi esperienza religiosa. Il filosofo tedesco con buona pace di Cunico, non ha mai detto che la chiesa è la panacea del male, perché la religione è racchiusa giustamente “nei limiti della semplice ragione”, così la chiesa diventa invisibile sotto la più alta morale della ragione illuminata.

Kant non era ateo solo perché nell’epoca in cui visse non era consentito.

1Immanuel Kant, L’unico argomento per una dimostrazione dell’esistenza di Dio, in Scritti precritici, Laterza 1990, p. 202.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

 

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