Tuttologia e comprensione dell’assurdo

Tuttologia e comprensione dell'assurdo

Tuttologia e comprensione dell’assurdo

Di Mary Blindflowers©

Il tuttologo, credit Mary Blindflowers©

 

L’improvvisato dilettante è un aiutante maschera che indossata la corazza del tuttologo, discetta. Con sapienza si intende un poco di tutto, non avendo mai studiato arte e non avendo mai dipinto, decide dopo pochi istanti se quello che fai sia arte o disegnini; non avendo mai ottenuto una laurea o perlomeno scritto saggi, commenta opere di saggistica giudicandole troppo accademiche; non avendo mai partorito un romanzo decente oppure approfondito nella sua vita temi di critica letteraria, si sente autorizzato ad esprimere pareri buttati a caso su costruzione del testo, sinossi, stile, genere, etc., confondendo pietosamente un genere con un altro, per poi passare alla critica poetica, esatto, perché il tuttologo che non sa scrivere nemmeno mezzo verso e non legge poesia, decide, sic et simpliciter, di criticare chiunque non rientri nelle sue simpatie. Così giudicherà inverosimile una poesia che propone temi esulanti dall’iper-realismo dominante certa arte e certa letteratura pedissequa e ricalcata; giudicherà audace e scandaloso il posizionamento di certi oggetti di uso comune in un contesto che non è il loro: un elefante in soffitta, un unicorno in cantina, un elfo dentro la cucina, un idiota dentro un forno preriscaldato a 360° per una perfetta cottura. Per il tuttologo che “nasce imparato”, come si diceva una volta, tant’è che non ha nemmeno bisogno di studiare, ogni cosa deve stare al suo posto, che poi è il posto che la convenzione le ha assegnato. Una capra sul comodino è immagine assurda, inaccettabile. L’assurdità della tuttologia è proprio la sua cronica e sclerotica incapacità di capire l’assurdo.

Per Camus come per Nietzsche “vivere è dar vita all’assurdo” e l’uomo privo di certezze è l’unico in grado di vivere il qui e l’ora. La stessa creazione diventa una “gioia assurda”. Solo l’assurdo riconosce l’insensatezza del mondo e permette di andare oltre la soglia delle certezze del super-ego e del buon senso comune. L’assurdo scaturisce dall’osservazione nichilistica, (viene infatti meno la risposta al perché nella erosione delle grandi categorie), superandola nella consapevolezza che dallo scontro uomo-mondo non possano nascere certezze, ma la pietra di Sisifo, irragionevole, infinita, senza senso. Si può reagire alla pietra che torna e risale e ridiscende e ancora torna su per poi venire giù, in due modi: o mediocremente, cercando certezze fuori di noi che sfociano nell’ontologia e nel dogma, come fanno i profeti del buon senso; oppure rimanendo intelligentemente nell’assurdo senza rinunciare a se stessi.

Scoperto l’assurdo qualsiasi tentativo di dare un senso alla vita umana diventa inutile, dato che la vita stessa non ha senso. L’unica possibilità per l’uomo è di abbracciare l’assurdo rivoltandosi contro le certezze a favore del dubbio costante, perché l’unica verità possibile è la non-verità paradossalmente vera dell’assurdo.

Cosa c’è di più vero in letteratura, poesia e arte, dell’assurdo che mente per dire il vero? Un procedimento per esprimere idee giocando con la metafisica svincolata dalle regole comuni.

Cosa dice dunque la regola comune?

Che non puoi tenere un elefante in soffitta, è lapalissiano.

Quello che i cultori della tuttologia a buon mercato non arrivano a capire, come la volpe esopiana all’uva, è la matrice polisemantica della simbologia, che per loro rimane tabù, perché non hanno la minima idea del fatto che un qualsiasi utensile di uso comune, un qualsiasi elemento del mondo, possa significare e simboleggiare qualcos’altro, qualcosa che magari non si vede ma che agisce efficacemente e prepotentemente sulla vita del mondo.

Chi non è in grado di superare la funzione fondamentale ma limitata della vista, non è in grado di capire l’arte perché non conosce l’assurdo.

Che poi signori più o meno azzimati assumano pose da tuttologo e si permettano di dare fiato alle trombe della loro inconsistenza mentre si grattano comodamente seduti in poltrona, sparando giudizi dettati unicamente dalla ragione percipiente e fenomenica, nonché dalle loro antipatie personali, ignorando completamente il ruolo della realtà ultrasensibile e super-fenomenica, la sostanza non cambia il ruolo inutile dell’ignorante e volgare tuttologo.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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