Dall’urinoterapia alla meritocrazia, le dive del nulla fritto

Dall'urinoterapia alla meritocrazia, le dive del nulla fritto

Dall’urinoterapia alla meritocrazia, le dive del nulla fritto

Di Lucio Pistis & Sandro Asebès©

Cosa c’è sotto? credit Mary Blindflowers©

 

I ricchi sono di due tipi: parvenus o spirituali, i primi sono gli ostentatori di beni, quelli che ti mettono direttamente sotto gli occhi il rolex nel caso non lo avessi notato o quelle che fanno tintinnare i loro bracciali costosi in modo che chi non le veda le senta, insomma i grezzi; poi ci sono i raffinati, gli spirituali, quelli che si convertono al Buddhismo perché fa molto tendenza, quelli che fanno con le loro mani lisce braccialetti di filo da regalare agli amici, mentre si rovinano lo stomaco frequentando ristoranti di lusso e vestono finto povero alla boutique più costosa della loro città.

Tra gli spirituali ecco le rivelatrici dei loro segreti di vita sana alla pulcinella improvvisata, che vi consigliano, affinché vi sentiate sempre in forma come loro, cresciute a latte di gallina, (come direbbe lo scrittore Salvatore Farina), regole di vita stile cotillons. Et alors voilà les conseils per avere capelli lucenti come i loro, che in realtà sono stratinti col sintetico, denti bianchissimi, che in realtà sono sbiancati con procedimento estetico dal dentista, e unghie perfette che in realtà sono di plastica, etc:

In pratica bisogna bere un po’ di pipì al giorno. Capisco che la cosa può sembrare disgustosa, ma è un rimedio usato anche nell’antica Cina per combattere tante malattie. Persino Galeno medico del 200 d.C. ne parla nei suoi testi. Del resto il suo vero nome è ‘Amaroli’ che significa immortalità. Ecco, io così cerco l’ immortalità: nell’ urina infatti, rimangono materiali di scarto che magari i reni non sono riusciti a filtrare e che secondo principi omeopatici fanno bene all’ organismo. “Prima o dopo il caffè?” Quando se ne sente il bisogno. D’ altronde basta mangiare in modo non pesante, con verdure e senza carne e le assicuro che la cosa non è affatto disgustosa. Il problema è con i bambini. Con i miei non ho ancora provato. Ma basta diluirla con camomilla e il gioco è fatto. Non se ne accorgeranno mai. E poi usare le nostre scorie è un sistema per imparare a riciclare tutto”1.

Ma ecco che assieme ai consigli estetico-salutisti di matrice idiota-galenica, fanno capolino anche quelli lavorativi-comportamentali, a sostegno di una meritocrazia che in Italia esisterebbe per tutti, indistintamente, belli e brutti. Nuovi editor rampanti che lavorano per case editrici assai importanti, quando gli chiedi come hanno fatto a diventare editor pur essendo abbastanza giovani, ti rispondono: ah, io appena laureato ho mandato un curriculum alla casa editrice e mi hanno subito preso…:

Desideravo lavorare all’interno di una casa editrice, nella sezione editoriale. Ho inviato curricula a tutti gli editori d’Italia, e l’unico che mi ha risposto – con mia grande sorpresa – è stato Mondadori. Cercavano uno stagista per l’ufficio del marketing operativo, nella sezione dell’editoria scolastica. Ho fatto lo stage di 6 mesi e, alla fine, in quell’ufficio, mi hanno proposto un contratto di lavoro. Ho rifiutato – con enorme disappunto dei miei genitori, che non potevano credere che avessi trovato un’occupazione in un settore come quello dell’editoria (loro mi avrebbero voluto medico o avvocato) – perché volevo lavorare all’interno di una redazione. Nel frattempo mi ero fatto convincere a far avere delle cose che avevo scritto a una lettrice di Sperling&Kupfer;, che lavorava tre piani sotto di me, e lei ha voluto a tutti i costi mettermi in contatto con l’editor della narrativa italiana. Ricorderò sempre quella telefonata. Era la primissima prova professionale sulle cose che andavo scrivendo. Quell’editor, Anna Pastore, che lavora ancora per Sperling e Frassinelli, mi disse che il mio abbozzo di romanzo era buono, ma non me l’avrebbe pubblicato. Mi chiese però di leggere romanzi in lingua per lei…2

Ma che bello… La favola della meritocrazia servita sul piatto degli imbecilli di sistema si spalma sul panino muffo della credulità popolare, alimentando il mito di un genio inesistente a cui mancherebbe solo la lampada che, sfregata appena appena, genererebbe meravigliose opportunità per tutti.

Peccato che subito dopo il medesimo editor, nella stessa intervista affermi, contraddicendosi:

Il mondo editoriale, come tutti i mondi economicamente poveri, non può dar lavoro a molte persone, quindi le case editrici e i giornali sono perennemente sotto organico o in lotta con i tagli dei costi. Questo si applica trasversalmente a tutte le case editrici, siano esse grandi, grandissime o piccole e piccolissime. Ciò vuol dire che i posti a disposizione sono pochi. E questo, tradotto nella realtà italiana (conosco per esempio molto bene quella anglosassone, francese e tedesca), vuol dire – inspiegabilmente, sotto il profilo dell’efficienza delle imprese – lavoro a chi si conosce, nella stragrande maggioranza dei casi e, ovviamente, per la mia esperienza. Devo dire di conoscere davvero poche persone che lavorando in una casa editrice non conoscessero qualcuno al suo interno anche prima di lavorarci. In più, senza un’amicizia forte, muoversi è difficile… Come ho detto prima non credo molto nel merito, non nelle case editrici grandi, per lo meno, dove è difficile essere scorti. E non per entrarci, di certo.

Lo sanno tutti infatti che basta mandare un curriculum in Italia per trovare lavoro, è talmente lapalissiano da non esser vero in un mondo che, sempre più spaccia fantasia di marca politica per realtà di stampo onirico-meritocratico. E lo stesso personaggio che mandando un semplice curriculum viene assunto miracolosamente, (lui sì che non è raccomandato), poi dice di non credere affatto nel merito e che senza conoscenza non vai da nessuna parte. Coerente e preciso.

Sanno anche tutti che bevendo urina, si diventa immortali.

Così tra l’urinoterapia e la meritocrazia, la differenza è minima. Personaggi noti non si sa bene a quale titolo di merito, ci propinano le loro pillole di saggezza sempiterna, ci danno consigli, mandate curriculum, bevetevi la vostra urina, e diventerete dei.

C’è chi beve piscio per mantenersi in forma e chi per lo stesso scopo, si beve la favola della meritocrazia. A ognuno il suo.

I deliri vengono amplificati dalla stampa nazionale e dai blog come manovra distrattiva delle masse che cominciano a credere alla befana.

Che beviate urina o favole meritocratiche, il risultato è sempre lo stesso. L’Italietta non cambia maglietta. Del resto cosa ci si può aspettare da un paese che affonda le sue radici nell’epoca dell’antica Roma in cui Orazio e Virgilio fecero le scarpe a Gallo soltanto perché amici del potere?

Riferimenti bibliografici

1Dichiarazioni di Eleonora Brigliadori a La Repubblica.it: Brigliadori: bevo l’urina così cerco l’immortalità, 21 ottobre 1997.

2Intervista di Morgan Palmas a Giuseppe Catozzella, 13-05-2010 (http://www.sulromanzo.it/2010/05/intervista-giuseppe-catozzella.html)

 

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

 

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