L’Italia è un Paese ottocentesco esclusivo solo per ricchi

L'Italia è un paese ottocentesco esclusivo solo per ricchi

L’Italia è un Paese ottocentesco esclusivo solo per ricchi

Di Mary Blindflowers©

In secca, credit Mary Blindflowers©

 

L’Italia è il Paese del sole, delle vacanze, dell’arte, della musica, della bellezza. Dove mai potreste trovare una città più bella della nostra splendida e trascurata capitale, tanto per citare un esempio? Poi capita che i treni non arrivino mai in orario, vabbé cose che capitano e nemmeno quando ci si vantava che arrivavano in orario, del resto, si stava poi così bene; può capitare di trovarsi intrappolati sotto la metro per qualche oretta se c’è un guasto ai convogli e insomma, questi guasti non è che non capitino abbastanza di frequente; capita anche che gli autisti che guidano certi autobus notturni non facciano il percorso dovuto e saltino più di qualche tappa per tornare a casa prima, pensando che tanto così tardi potrebbe non esserci nessun minchione ad aspettare, e magari invece quel minchione siete voi che, attendete chiedendovi per quale diavolo di motivo l’autobus dell’una non è passato per l’ennesima volta, mentre d’inverno tremate di freddo sotto i vostri panni; capita che si viaggi in autobus e sui treni come sardine sott’olio e di ritrovarsi il gomito del vicino puntato opportunamente contro le costole, nel migliore dei casi. A qualcuno in quella calca non sempre profumata, può venire in mente di fare la mano morta sul di dietro delle belle ragazze, tanto se si girano non proprio contente per regolare i conti, come fanno a sapere chi è stato? Ci sono 50 persone dietro di loro. Mica possono distribuire schiaffi a tutti. Così lo sporcaccione si approfitta. Capita che allo sprovveduto sfilino il portafoglio dalla tasca, specie se è un turista ingenuo, poi torna a casa e deve telefonare alla banca per bloccare almeno le carte. Capita di trovare storici quartieri non proprio pulitissimi, anche se siamo nel 2018, non nell’epoca romana, quando le deiezioni nelle varie città venivano buttate fuori dalla finestra perché solo i ricchi nobili o senatori avevano i servizi. Questo è quello che si vede, chiunque può toccare i disservizi italici con mano e a sue spese, sia italiano che straniero. Disservizi a parte però l’Italia è considerata il Paese della cultura. Il Paese che ha dato i natali a grandi scrittori, grandi uomini, esploratori, poeti, musicisti… il Paese dei musei, con un patrimonio artistico continuamente strombazzato a gran voce dai tg ufficiali, i quali dicono addirittura che possediamo il 50 per cento del patrimonio artistico mondiale. Peccato che i musei siano poco visitati, e che il dato del 50% sia completamente falso. Dal sito ufficiale dell’UNESCO infatti risulta che su un totale di 936 tra siti culturali (725), ambientali (183) e misti (28) l’Italia abbia 47 siti riconosciuti (di cui 44 culturali e 3 ambientali). In pratica l’Italia possiede il 5,02% dei siti sul totale. Questo 5% diventa poi 50% per chissà quale miracolo, non lo sappiamo. Se a questo aggiungiamo che i musei sono poco visitati, dipenderà forse dal fatto che il biglietto è un attimo salato e che mentre in altre città europee i musei nazionali possono essere visitati gratis, perché i cittadini pagano già le tasse per la cultura, quindi non c’è ragione per cui debbano pagare di nuovo il biglietto, sarebbe un furto in termini pratici, in Italia paghi anche l’aria che respiri, musei statali compresi, quindi si procede col furto ai danni del cittadino, facendo in modo che solo quello facoltoso possa permettersi il lusso, perché di questo si tratta, di accedere ad un museo per cui gli italiani hanno già ampiamente pagato le tasse, poveri e ricchi, evasori esclusi. Così i ricchi possono vedersi il museo, i poveri che poi sono quelli che pagano più tasse, possono tranquillamente restare ignoranti, tanto sono poveri, che importa? Lo Stato italiano ha deciso così. Se a questo aggiungiamo che molti siti archeologici sono in completo stato di abbandono, in preda alle erbacce e all’incuria, il quadro si completa. 

Ah ma siamo un popolo di grandi poeti e di scrittori. Certo la cultura è anche editoria. In sintesi vediamo com’è combinata l’editoria italiana. La prima cosa che deve sapere un aspirante scrittore è che col curriculum ci si può pulire il deretano, nessun editore lo prenderà mai in considerazione. I grossi editori pubblicano spesso autori scadentissimi che non sanno nemmeno scrivere, purché raccomandati da qualche partito o associazione, e facenti parte di una corte elitaria precisa che identifica facilmente i suoi membri: la casta. Non importa se un componente della casta sa scrivere o no, la scrittura è un fattore opzionale, il talento anche, l’importante è essere presentati da qualcuno che conta. Poi si procede al lancio pubblicitario e alla stampa di libri che non entreranno di certo nella storia della letteratura. I libri non solo devono essere scritti da persone raccomandatissime, ma devono anche essere innocui, non devono dare fastidio a nessuno, soprattutto non devono criticare il sistema. Se andate a guardarvi le biografie degli scrittori più in voga pubblicati di recente dai grossi editori, o sono figli di registi, diplomatici, giornalisti, politici, professori universitari, oppure sono divi dello sport, della tv, del gossip, etc. Tutte belle personcine a modo che, guarda caso, (ma che fortuna), pubblicano il loro primo libro subito subito con un grosso editore, anche se non hanno fatto nessuna gavetta, non hanno pubblicato mai un libro nemmeno con un piccolo editore, non hanno uno straccio di curriculum. Un povero pinko palla può pubblicare trecento libri con un piccolo editore, avere un curriculum lungo quanto una casa, ma se non viene presentato da nessuno, il grosso editore lo ignorerà, non lo leggerà nemmeno. Vediamo l’editore piccolo ora. Il 90 per cento dei piccoli editori italiani ha una distribuzione che non distribuisce alcunché, inoltre non paga ai suoi autori i diritti sacrosanti, vizio che ora si stanno prendendo anche i grossi editori, perché l’editoria è in crisi e perché lo Stato glielo permette.

Cosa significa?

Significa che i libri in Italia non si vendono più perché la gente si è stufata di spendere soldi per comprare il libro dell’ultimo raccomandato di turno che parla di amori o della suola delle sue scarpe di lusso e che, nonostante un contratto che nero su bianco promette il pagamento dei diritti, lo Stato consente ai signori editori di non pagare nulla, esattamente come avveniva nell’Ottocento, dato che siamo una nazione ottocentesca.

Scriveva Emilio Salgari sugli editori: “A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna”.

Dall’Ottocento e dagli inizi Novecento a oggi poco è cambiato. L’Italia è un paese per ricchi.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

 

 

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