Noti sentenziatori sanciscono la fine delle idee

noti sentenziatori sanciscono la fine delle idee

Noti sentenziatori sanciscono la fine delle idee

Di Mary Blindflowers©

Tra Pinko Palla e noti sentenziatori, la fine delle idee

Alla fanga, credit Mary Blindflowers©

 

Epoca di sentenze, la nostra, epoca in cui si usano i social per accrescere un’influenza già data da un nome. Accade così che noti genetisti, medici, spiritisti, avvocati azzeccagarbugli, propinatori di intrugli per far crescere i capelli o di impiastri per la cura della cellulite, venditori di fumo gratuito e chincaglierie da fiera globale, su twitter si spaccino per filosofi e sentenzino, questa è la parola giusta, sentenziare. Praticamente i loro pareri filosofici sul mondo, sulla vita, sull’uomo, sulla donna, sulla religione, sulla filosofia greca di cui dichiarano a gran voce di essere grandi conoscitori, sono sentenze inappellabili. La discussione è solo apparente per un sentenziatore. Egli sfrutta la sua fama raggiunta in un determinato campo, per raccogliere mandrie di pecore che recitano sempre lo stesso copione e addirittura, di fronte alle affermazioni apodittiche del guru sentenza scelta e svelta alla mano, si sentono intimidite come parafrasando Gesù Cristo di fronte a dio: “forse non son degno di partecipare alla tua mensa, ma di’ una sola parola e io sarò salvato”. E poi continuano belando, “scusate se dico la mia, forse non sono all’altezza…”, timidi, impacciati, completamente e fintamente in soggezione di fronte all’eiaculazione di una frase che sembra partorita dalle zone basse del corpo o da un cervelletto stantio alla deriva del senso; frasi, ad esempio, denigratorie della filosofia, che sostengono senza possibilità di dubbio e soprattutto di interazione costruttiva, che i filosofi greci possono anche essere buttati al secchio, tanto non servono a nulla, a livello pratico, non servono a nulla per capire la vita perché ci siamo noi che capiamo tutto, noi che viviamo in questo nostro mondo e che non abbiamo bisogno di memoria, tanto siamo importanti. Tutta questa prosopopea antropocentrica che puzza di idiozia spiccia, questa pompa da uomo arrivato e svanito nel sé, esclude naturalmente un qualsiasi confronto. Se un interlocutore interagisce, sovvertendo l’ordine delle affermazioni del sentenziatore, verrà sistematicamente ignorato, perché una sentenza non si discute, non scherziamo. Dio, assiso in trono a contemplare le sue pecorelle al pascolo, lo stesso dio che ipocritamente consiglia paternamente mentre benedice la folla, di eliminare le idee che non fanno crescere in noi le idee, in realtà non vuole discussioni perché ha sempre e solo ragione lui, in quanto si accorge che, avendo raggiunto una certa fama in un certo campo, e non avendo bisogno di presentazioni, può permettersi il lusso di avere ai suoi piedi uno stuolo di pecore che non osano contraddirlo, perché è famoso e anche perché se lo contraddicono troppo, il sentenziatore non rischia di fare una figura caprina con la sua filosofia d’accatto, preferisce non confrontarsi e tacere, come un signore tediato che non ha neppure il tempo, tra uno sbadiglio e l’altro della sua sacra persona, di prendere una reticella di rose per scacciare mosche importune a cui si può rispondere massimo una volta, appena sufficiente per non fare la figura del maleducato.

Inoltre, e questo è un dato che fa capire molte cose, se la stessa frase del sentenziatore noto, identica, la dice un personaggio che non è un personaggio, un Pinko Palla qualsiasi, passa del tutto inosservata, anzi il signor Pinko non riceverà nessun commento, perché ovviamente non è la frase in sé che interessa le persone, ma il personaggio. Non sono dunque le idee che contano ma chi le pronuncia. Non è l’oggetto ma il soggetto che fa la differenza, in una parossistica mitizzazione della persona che non si può contestare perché vige la logica del marchese del Grillo: “Io so’ io e voi…”.

A questo punto ci si chiede, che fine fanno in tutta questa giostra di figurinanti e sentenziatori, le idee, quelle vere, sganciate dal personaggio, le idee, quelle libere da condizionamenti e le discussioni non sterili che i social non innescano per colpa dell’esaltazione del soggetto in modo malato?

Le idee sono andate a spasso per conto loro ma nessuno sa dove siano, semplicemente perché nessuno è veramente interessato a trovarle. Vittime e carnefici di un sistema che schiaccia le coscienze, le menti ordinarie suggellano un patto non scritto, un patto di non aggressione verso i sentenziatori famosi, di oblio verso i pinko palla, di finta riverenza verso il noto che, siccome è noto può dire qualsiasi stupidaggine che tanto avrà sempre seguito. La stessa stupidaggine ha un peso specifico differente a seconda della bocca di chi la pronuncia.

L’uomo rimane ancora un animale molto primitivo, evoluto solo tecnologicamente e nemmeno tanto, una creatura che vive ancora in una pericolosa stagione infantile, veicolata dal divismo e dal punto fisso che spesso sacrifica completamente i contenuti.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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