Girolamo Savonarola, rogo, Inquisizione

Girolamo Savonarola, rogo, Inquisizione

Girolamo Savonarola, rogo, Inquisizione

Di Pierfranco Bruni©

L’angelo, credit Mary Blindflowers©


“La preghiera ha per padre il silenzio e per madre la solitudine” (Girolamo Savonarola). Credo che non sia stata detto tutto o abbastanza su Girolamo Savonarola. Una figura di primo piano tra chiesa teologale e l’eresia cristiana. I due concetti forti che hanno caratterizzato il suo pensare restano contrassegnati dalla visione della Penitenza e della Salvezza. Si giunge alla Salvezza attraverso la Penitenza. Al contrario di una lettura prettamente inquisitoria, Savonarola puntava a recuperare la Chiesa Forte, eppure è stato impiccato e il suo corpo bruciato.

Da quale Inquisizione? Dalla Contro Inquisizione della Chiesa Cattolica guidata da Alessandro VI che fu pontefice dal 1492 al 1503.  Ma lo spagnolo Alessandro VI non era altro che Rodrigo de Borja, ovvero l’Italiano Borgia. Savonarola incappò nella Inquisizione dei Borgia. Questo è il dato significativo.

Ecco la poesia di Savonarola:

 

 “Onnipotente Iddio,
Tu sai quel che bisogna al mio lavoro,
E qual è il mio desio:
Io non ti chiedo scettro né tesoro,
Come quel cieco avaro;
Né che città o castel per me si strua:
Ma sol, Signor mio caro,
Vulnera cor meum charitate tua”.

 

Accusò la Chiesa di quel tempo di completa debolezza e di lussuria. Infatti in una sua chiosa dedicata alla Chiesa pronunciò: “Nella lussuria ti sei fatta meretrice sfacciata, tu sei peggio che bestia, tu sei mostro abominevole”. Predicava la Salvezza attraverso la Penitenza. “Tu vorresti roba: vivi secondo Dio e parcamente e non voler le pompe e le vanità e a questo modo risparmierai e avrai più roba”.  

Era nato a Ferrara nel 1452 da una nobile famiglia. Entrò nell’Ordine dei Domenicani e la sua vocazione religiosa la si nota già dai suoi primi scritti del 1472 e del 1475 con De ruina mundi e De ruina Ecclesiae. I Borgia non accettarono la sua libertà di pensiero, anzi raccolsero il suo pensiero e le sue prediche per portarlo al rogo.

Venne sconsacrato e condannato. Impiccagione e rogo. Ma per Savonarola (cfr: il film “Savonarola” – Der Schwarze Prophet) la Croce aveva sempre il suo trionfo. Vissuto nella cristocentricità, la sua predicazione andava sempre nel segno di una robustezza che i Medici non vollero accogliere.

Nella mattina del 23 maggio del 1498, insieme ai suoi confratelli, Domenico e Silvestro, venne condotto a morte e poi bruciato, nella Firenze dei Borgia. Le sue Poesie restano voci, sono voci da non disperdere.

Molto devoto a Maria, si contrappone ad una Chiesa ingannatrice perché il suo percorso cristiano è stato sempre sottolineato da una tale lettura: “Se una nuvola che non sia molto oscura sia opposta al sole, potremo veder il corpo del sole, per rispetto della nuvola che tempera lo splendore de’ raggi. Così ancora il Signore Dio, cioè il Verbo Eterno del Padre, si ha opposta la nuvola non molto oscura, acciocché potessimo conoscere la sua divinità”. Fu un grande protagonista di un secolo in bilico, in cui le contraddizioni di Machiavelli rispolverarono le ambiguità del potere laico vestito da potere religioso e viceversa.

Savonarola pur cercando complicità nelle parole del Machiavelli non venne ascoltato da Niccolò. Machiavelli aveva ben altri obiettivi che la metafisica dell’anima. Ben altre letture rispetto ai “roghi della vanità”.  Sembra contrapporsi al segretario fiorentino con questo grido: “Per umili intendi coloro che hanno l’animo alieno dalle ambizioni, e non gli umili di condizione sociale, poi che in questi, allora come oggi, si trovano spesso le più sfrenate ambizioni politiche”.

Tutto si fermò davanti a quel rogo con il quale iniziò una vera contro Inquisizione alla tradizione della Inquisizione romana che aveva ereditato la distonia medioevale.

Si contrappose alla laicità machiavelliana con delle sfide terribili: “Tiranno è nome di uomo di mala vita, e pessimo tra tutti gli altri uomini, che per forza sopra tutti vuole regnare, massime quello che di cittadino è fatto tiranno. Perché, prima, è necessario dire che sia superbo, volendo esaltarsi sopra li suoi equali, anzi sopra li migliori di sé e quelli a’ quali piú tosto meriteria di essere subietto: e però è invidioso, e sempre si contrista della gloria delli altri uomini, e massime delli cittadini della sua città; e non può patire di udire laudare altri, benché molte volte dissimuli e oda con cruciato di core; e si allegra delle ignominie del prossimo per tal modo, che vorria che ogni uomo fussi vituperato, acciò che lui solo restassi glorioso”.

Dio è ciò che muove tutto. A Dio è tutto dovuto e concesso. Non solo contro un mondo lascivo lottò Savonarola, ma si oppose, comunque, allo stesso volere del principato di Machiavelli e fu, rispetto a Nicolò, antesignano di ciò che sarebbe accaduto subito dopo: “L’onnipotente Dio, el quale regge tutto l’universo, in due modi infunde la virtù del suo governo nelle creature. Però che nelle creature, che non hanno intelletto e libero arbitrio, infunde certe virtù e perfezioni, per le quali sono inclinate naturalmente ad andare per li debiti mezzi al proprio fine, senza difetto, se già non sono impedite da qualche cosa contraria: il che accade rare volte. Onde tale creature non governano sé medesime, ma sono governate e menate alli fini proprii da Dio e dalla natura data da lui”.

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https://www.youtube.com/watch?v=xMS_JEQgSrY

https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

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