Sherlock Holmes, tossico misogino

Sherlock, tossico misogino con manie persecutorie

Sherlock Holmes, tossico misogino

 

Hidden truths, mixed media on paper, by Mary Blindflowers©

Di Mary Blindflowers©

Sherlock Holmes, tossico misogino

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Sir Arthur Conan Doyle (Edimburgo, 22 maggio 1859- Crowborough, 7 luglio 1930), autore dei celebri quanto noiosi romanzi sul metodo di investigazione deduttivo di Sherlock Holmes, il personaggio principe delle sue opere, si laureò in medicina e chirurgia nel 1885. Infatti, prima di diventare scrittore, iniziò la sua carriera di medico a bordo nella baleniera Hope. Spesso si univa ai massacri delle balene: “alle madri si spara, ai cuccioli si sfonda la testa”, scriveva infatti con tranquillità nel suo pessimo libro “Avventure nell’artico”. Un testo poco conosciuto dove l’autore descrive tonnellate di animali ammazzati come buon esito delle “meravigliose” imprese dei balenieri. Arthur strilla di gioia di fronte alla prospettiva di ammazzare parecchie balene e descrive episodi di cruda violenza come se stesse narrando la storia di una rilassante passeggiata nel bosco. Non era l’epoca in cui il rispetto per gli animali veniva considerato importante. Il futuro baronetto non era di certo un uomo sensibile. A tratti emerge perfino un certo mal celato sadismo nel raccontare. L’insistenza su particolari macabri e ridondanti, disgusta la sensibilità odierna.

Arthur Conan Doyle divenne baronetto soltanto nel 1902, in seguito alla pubblicazione di una sua opera militare: The Great Boer War, 1900, libro scritto mentre era corrispondente della guerra anglo-boera, in Sudafrica. Anche in questo caso non possiamo dire che abbia rivelato grandi doti di scrittura.

La fama arrivò con la creazione di Sherlock Holmes, uno dei personaggi più famosi quanto inutili della narrativa di consumo, perché di questo stiamo parlando, di libri per le masse che niente hanno a che fare con la letteratura.

Arthur che aveva un’insana passione per lo spiritismo, tanto che amava partecipare alle sedute spiritiche, non possedeva la grazia della Christie nel raccontare e nemmeno il genio del grande Edgar Allan Poe, sebbene a lui cercasse malamente di ispirarsi nella descrizione di episodi inquietanti.

Conan Doyle nella sua vanità, in realtà detestava profondamente Sherlock perché era più famoso di lui. Secondo alcuni per la costruzione di questo personaggio si è ispirato a Joseph Bell, un chirurgo che fu suo insegnante di medicina a Edimburgo. 

Chi era Sherlock? Un disposofobico con manie di persecuzione, velatamente misogino, che fumava la pipa Meer­schaum Mohagany Calabasch, indossava un cappelletto a doppia visiera e soprattutto lucidamente si drogava: «Sherlock Holmes si iniettava droga nel braccio sinistro tre volte al giorno, alternando morfina e cocaina. Lo faceva con una siringa ipodermica che teneva in un astuccio di marocchino e sul suo braccio nodoso si potevano scorgere innumerevoli buchi. Il suo amico e compagno di avventure, John H. Watson, che era un medico militare, disapprovava ma non se la sentiva di protestare: malamente ferito in una guerra coloniale, viveva di una pensione non indecorosa, non disdegnava la bottiglia e, prima di incontrare Sherlock Holmes, passava molto tempo nei bar di Londra» (Da “Uno studio in rosso”).

Come faccia un qualsiasi signore del globo a rimanere lucido dopo un simile miscuglio di droghe, rimane un mistero che lo stesso investigatore non è mai riuscito a risolvere del tutto.

Watson, il suo fido assistente che ricordava la fedeltà di una cane un po’ tonto, invariabilmente faceva la figura del mentecatto rispetto alla grande esperienza logico-deduttiva dell’investigatore tossico che, nella realtà avrebbe una credibilità e una verosimiglianza pari a zero, ma nella finzione chiamiamola così “letteraria”, molto tra virgolette, era infallibile, talmente infallibile e saccente, (riesce infatti da un capello a ricostruire un’intera storia), da risultare seccante e antipatico perfino al suo stesso creatore di cui oscurava la fama.

I romanzi che hanno come protagonista il celebre investigatore, completamente privi di un fine ideologico, infarciti di inverosimili sciocchezze deduttive, alla fine sono terribilmente noiosi. Sherlock è completamente privo di pathos, le sue osservazioni fanno venire il sonno. Lo stile dei libri è di una semplicità piatta priva di qualunque spessore letterario, un linguaggio adatto ad un lettore non acuto.

Narrativa di consumo e niente più, esageratamente sopravvalutata a dimostrazione che la fama è soltanto e solo un’opinione. 

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

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