Raccontare è un errore commesso

raccontare è un errore commesso

Raccontare è un errore commesso

Di Pierfranco Bruni©

 

Occhi fissi, credit Mary Blindflowers©

 

Ho raccontato nella mia vita spazi di tempo ed ora  è il tempo che cerca di raccoglie il mio spazio. Si racconta per un errore commesso.

O per una scommessa involontaria.

O per le malinconie che tratteggiano le nostalgie di un viaggio spezzato o non interrotto o incompiuto.

Siamo incompiuti. Resto incompiuto. C’è sempre un errore nel viaggio! Accolgo. Non comprendo chi inganna e non merita pietà. Merita il distacco, la lontananza, la disubbidienza all’amore…
A volte le parole taciute hanno la gravità di un tradimento consumato.

Non ha importanza affrontare lo sguardo conoscendo l’inganno che maschera.
Le vie sono camminamenti nel deserto. Ma non ho bisogno di calzari.

Sono scalzo.

Mi avvio verso la Mecca. Verso le dune. Verso le Promesse.
Sono un monaco che vive l’incontro.
La Croce o il destino Illuminante.
L’amore potrà salvarci? Ma da cosa? Nelle albe mi giunge la voce del guerriero e mi sussurra.
Non sono parole ma echi.
Mio padre non smette di dialogare con le tartarughe. Mia madre ha la bellezza negli occhi. 

Io ascolto ma c’è soltanto il vento.
Mia madre canta il tango delle rose e tra i capelli una farfalla.
Ho amato e amando ho pregato.
Ho pregato e pregando ho cercato di non smarrirmi nella donna che in dono mi ha portato sorrisi e malinconie.
Come i guerrieri che si cercano nel deserto ho trovato il volo dell’aquila.
La Profezia e la Provvidenza sono due lune di una stessa notte.
I tradimenti non sono nel mio cuore, ma chi mi tradisce mi vive a distanza di una parola di deserto.
I guerrieri camminano conoscendo coloro che hanno nel cuore la spada della morte.
Non c’è bisogno di far finta.
È tempo di chiudere il gioco.
Anche se la partita continua lungo gli orizzonti del sottosuolo.

Perché si continua a raccontare? Basta scrivere una parola, una soltanto, ed è già un raccontare. Pensavo che non fosse così. Invece è così.

La vita è un frammentare di giorni che raccolgono pezzi di ore.

Non basta raccogliere e incollare per recuperare tutto il tempo vissuto.

Non c’è più il tempo vissuto.

Oltre a considerarlo proustianamente, bisogna avere il coraggio di comprendere che se il tempo vissuto non esiste più non esiste più neppure quel tu che sei stato.

Se tenti di recuperarlo con la nostalgia ti tuffi in una illusione terribile che non è malinconia.

Ogni tanto bisogna chiudere qualche stanza e non aprirla più.

Altrimenti vivrai stanchezza e tristezza, angoscia e delirio.

 

Sveglio l’alba o chiudo la sera? Siamo in preda alla distonia della decadenza. Possiamo essere decadenti sino al punto di osservarci nel cuore ascoltando l’anima. Possiamo essere decaduti sino a guardarci in uno specchio e vederci stanchi abbastanza sino a indossare una maschera.

Possiamo essere caduti nella trappola della maschera.

Non tutti sono in grado di misurare dove finisce la maschera il doppio e la lacerazione. Abbiamo la forza di sorridere restando completamente muti? (Non c’entra Pirandello neppure Mishima e tanto meno Zambiano e Pavese, ma la vita ad ostacoli).

Sono però impastato di parole.

Sono rimasto con il viso sul vetro di una finestra ad osservare i cigni. E i cigni volano. Come essere erranti.

Cosa è l’erranza. Non chiedetelo a chi di erranza ha vissuto.

 

Nei tagli dell’erranza ci sono gli amori. C’è l’amore. E dopo? Cosa c’è dopo l’amore? O cosa è l’amore che si sbriciola come luna d’Oriente dopo i tramonti perduti nell’alba?

Un amore nel mio raccontare. Ecco!

 

Lei aveva preso tutta la mia vita e la mia vita era diventata una giostra.

Inesorabile danza nel volo dei dervisci.

Poi di colpo il sonno spezza lo specchio del sogno e dentro lo specchio rotto vedi i tuoi frammenti.

Dopo l’amore che si disegna impenetrabile c’è la morte.

Si comincia a pensare alla morte senza più divieti.

Lei resta impassibile a sostenere uno sguardo che non è più il tuo. E allora è necessario ritrovarsi oltre lo specchio e oltre la maschera e dirsi ricomincio con l’assurdo nel cuore.

Si ricomincia non con la vita degli altri, ma con la tua.

In amore bisogna essere implacabili per imporre alla morte di non navigarti.

Nel momento in cui è la morte che ti naviga la tua assenza è diventata vuoto.

Lei…

Io…

La luna ha il bianco del cerchio sul mare!

 

Ed è così…

Si perdono persino le eredità.

Di eredità si vive. Di eredità si muore. Perché essere eredi di una cultura divergente e non conformista è saper vedere oltre le maschere dei muri i tagli nascosti nella storia.

Ma è anche avere il coraggio di affermare una verità per la quale si può spendere una vita.

Il relativismo è la “filosofia” del nulla.

Il nichilismo è la disperazione che si fa filosofia.

Lo storicismo è la parzialità del vuoto.

La metafisica è il silenzio che si raccoglie nell’ascolto e decodifica le civiltà, il viaggio paziente, l’esistenza.

Si raccontano sempre spazi di tempo o si racconta il tempo negli spazi del nostro mio esistere.

Scrivo una parola.

Per raccontarmi.

Vorrei solo potermi ascoltare e rileggere l’incipit del mio destino per cercare di decifrare la magia della mia fine.

Vorrei poter capire l’inizio della mia erranza per cercare di catturare il silenzio della fine nell’alchimia di uno sguardo…

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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