L’uomo elefante si scioglie nel circo delle falsità

L'uomo elefante si scioglie nel circo delle falsità

L’uomo elefante si scioglie nel circo delle falsità

Di Mary Blindflowers©

The nightmare of the elephant man (memory)

L’incubo dell’uomo elefante (memoria), mixed media on canvas by Mary Blindflowers©

 

La memoria siamo noi, il nostro vissuto individuale che si intreccia con quello collettivo. La memoria va salvata, protetta, cullata come un bambino, nutrita, perché un individuo senza memoria non può vivere il presente, e se lo vive, lo fa ignorando meccanismi fondamentali che lo hanno portato al punto in cui si trova. Tuttavia la memoria non è esente da tentativi più o meno riusciti nel corso della storia, di macchinazione o imbroglio, alterazione dei dati, dei documenti, bugie, verità omesse, cose nascoste per coprire interessi particolari.

Ecco allora che la memoria viene rielaborata, rimasticata e ripresentata sotto altra forma, su un piatto da portata da servire a tutti, diventando memoria collettiva. Parafrasando Cristo, i governi dicono: “forza, prendete e mangiatene tutti, fate questo in memoria di me”. Così la memoria diventa storia ufficiale, data in pasto agli alunni nelle scuole, ai lettori dei libri che vediamo più spesso in librerie costruite come catene di montaggio, in edicole dove i giornali riprendono le tesi dei libri dei soliti noti.

Perché mai il potere si prenderebbe la briga di manipolare la memoria?

La manipolazione del popolo fa parte di una precisa strategia, attraverso la quale il bianco diventa nero e il nero diventa bianco senza possibilità di opzioni intermedie o di riflessioni dai colori meno estremi.

Così non conta il fatto in sé, quanto piuttosto il modo in cui viene presentato.

La memoria collettiva in realtà non esiste, esistono i fatti e tante memorie individuali, tanti occhi che vedono un fatto da punti di vista diversi e lo immagazzinano anche in modo differente nella mente. Quindi il concetto di memoria collettiva di un popolo è un’estensione metafisica, un’amplificazione e unificazione iperbolica delle memorie individuali di ciascun componente di un dato gruppo etnico-sociale e oltre, in pratica una costruzione artificiale. Del resto lo stesso concetto di popolo lo è a sua volta, una sorta di non-concetto. Infatti la parola popolo, così sfuggente, non esclude che due o più individui appartenenti allo stesso gruppo etnico-sociale possano essere in realtà, se visti nel particolare, molti diversi per formazione, classe, età, modo di pensare, educazione, mentalità, esperienze. Non si esclude nemmeno che un individuo di un dato gruppo etnico-sociale o popolo, senta più affinità con un individuo appartenente ad un altro gruppo etnico-sociale, piuttosto che con alcuni individui del suo stesso gruppo.

Dunque i concetti di popolo e memoria collettiva attengono inevitabilmente al regno delle categorie intellettuali che fluttuano nell’approssimativo, in quel tipo di definizioni di comodo che servono per schematizzare senza alcuna precisione reale, per catalogare e fornire informazioni sulla base di stereotipi in cui ciascun gruppo umano possa identificarsi con approssimazione.

Il tipo di categoria intellettuale denominata “memoria collettiva”, che è un’astrazione del pensiero, può essere manipolata dai media e dalla politica per fini non sempre edificanti, come nel caso dei grandi regimi totalitari. Il popolo diventa massa, quando veicola il consenso, un consenso collettivo basato sugli allettamenti della propaganda ipnotica. Agendo opportunamente su questa massa, che ricorda un calderone di bollenti spiriti ormai sopiti e ammaestrati nel gioco delle pulci al circo, la memoria manipolata diventa strumento di potere, attraverso il carisma.

Il carisma di un capo serve a ipnotizzare la massa, a guidarla, a trasformarla, attraverso la coercizione, in un branco di pesci senza cervello che si muovono a comando, sotto l’impulso di un trucco che si chiama familiarità. L’individuo diventato popolo che è diventato massa, è trattato a livello del criceto che gira nella ruota o del topolino da laboratorio che, di fronte ad un cibo noto, si muove e preme il tasto del colore giusto, senza pensare ad altre possibilità.

La manipolazione della memoria, si serve oltre che del carisma e dei concetti di popolo e massa, anche delle immagini che vengono indirizzate verso una certa direzione, tagliate, parcellizzate, in modo da presentare verità parziali e comode.

E quando i documenti non ci sono?

Si fabbricano.

I protocolli dei Savi di Sion, per esempio, pubblicati in Italia nel 1921, furono un clamoroso falso storico, come i famosi diari di Hitler, o le “medioevali” cinture di castità, costruite in realtà nell’800 in materiale morbido e solo per prevenire gli stupri e la masturbazione, considerata nociva per la salute, nell’epoca del puritanesimo. Al Museo d’arte medievale di Cluny a Parigi, per esempio, fino a poco tempo fa, si poteva ammirare una cintura che si diceva fosse appartenuta alla regina di Francia Caterina de’ Medici (1519-1589). Soltanto nel 1990 i responsabili del Museo si accorsero che si trattava di un falso risalente al XIX secolo.

E che dire del Constitutum Constantini ” la Donazione di Costantino, di cui Lorenzo Valla appurò la falsità?

O degli storici che dissero che Nerone aveva bruciato Roma?

La storia è piena di falsità a fini manipolatori e propagandistici, distinguerli non sempre è facile perché la vita è un inganno e l’uomo elefante si scioglie nel circo delle falsità.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Nationalism arrives when your brain cannot fathom the complex equations of life”

    Misha Glenny
    ” The Fall of Yugoslavia”

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