La vera democrazia è ancora oggi utopia

la vera democrazia è ancora oggi utopia

La vera democrazia è ancora oggi utopia

Di Mary Blindflowers©

Sottoterra, credit Mary Blindflowers©

 

Loki (God of Lies; God of Mischief) è un demone trasformista e polimorfo, fascinoso e ributtante insieme, il dio dell’ambiguità e della falsità, divinità della mitologia norrena.

A seconda dell’occasione e della convenienza del momento, Loki si trasforma in diverse creature, per ottenere vantaggio, per soddisfare la sua smisurata ambizione, la sua ingordigia di dio mai sazio.

I figli di Loki si muovono oggi nel mondo, convinti che il trasformismo paghi, aiuti a fare carriera secondo l’etica machiavellica mal reinterpretata del fine che giustificherebbe ogni mezzo. Così mentono, fingono, annullano la trasparente bellezza della loro potenziale grandezza, per scegliere la strada della meschinità a buon prezzo, e posizionano sulle loro teste un cartellino identificativo che consenta loro di essere riconosciuti come appartenenti a qualcuno. Ecco il nome del mio gruppo, dei miei padroni, dei miei protettori, sto all’interno di una gerarchia non prevista in democrazia, ma tuttavia tacitamente necessaria.

A parte che sul concetto di necessità si potrebbe discutere a lungo, perché l’aria, l’acqua, il cibo e i vestiti sono necessari, anche la libertà di pensiero e di opinione, è necessaria, e la dignità, e la pace, sono necessarie, ma non di certo posizioni di successo conquistate indebitamente e sempre più spesso senza reali capacità.

Se la democrazia presuppone un livellamento dei cittadini e l’uguaglianza degli stessi di fronte alla legge ufficiale, ci sono canali ufficiosi del si fa ma non si dice, attraverso i quali, i figli di Loki, sottoponendosi antidemocraticamente a certi tipi di ordini gerarchici, riescono a salire scale che col solo talento, non avrebbero potuto nemmeno sfiorare.

Tocqueville sosteneva che la democrazia crea livellamento. In una società in cui in teoria tutti dovrebbero essere uguali, c’è un appiattimento apparente della grandezza che prima veniva distribuita ai soli privilegiati primeggianti sugli altri per diritto di nascita. La democrazia è dunque la necessaria ridiscussione del vecchio, e dovrebbe costringere ciascuno a ripensarsi e ripensare il mondo, in termini diversi da quelli dei vecchi regimi aristocratici, in termini di partecipazione emotivo-passionale ad una società in cui occorre superare il nesso perverso uguaglianza uguale massificazione, uguaglianza uguale apatia mentale, tradotta soltanto in superficiale volontà di emergere in un mondo senza qualità. La democrazia, eliminando teoricamente le gerarchie, dovrebbe dare al migliore, al più talentuoso, la possibilità di emergere, perché le leggi generali dovrebbero concordare con l’amore del particolare, con la valorizzazione del singolo e del suo talento.

La democrazia invece si corrompe per scarsa passione degli individui, si corrompe quando l’unico obiettivo non è quello di provare interesse profondo nel fare ciò per cui siamo nati, nell’eseguire il compito che soddisfa le nostre esigenze interiori ed esteriori, ma nel fare le cose per costrizione e mania di protagonismo, nell’apparire, costi quel che costi in termini di piaggeria e sottomissione.

In questa volontà di esserci a tutti i costi, a costo di essere citati anche per cose che non si sanno fare, in questo vuoto protagonismo, consiste una parte non minima di corruzione della democrazia. Gli ideali democratici si corrompono esattamente nel momento stesso in cui, anziché cercare di emergere per ciò che sa fare, l’individuo cerca di emergere per le indebite gerarchie silenziose che ha creato e sotto cui nuota costantemente. Così l’importante è far parlare di sé, il famoso detto “non importa se ne ne parla bene o male, l’importante è che se ne parli”, così diffuso tra la gente dello spettacolo, segna il decadimento di ogni democrazia, l’ammuffimento delle qualità individuali, il depauperamento dell’anima particolare, venduta al miglior offerente che crea gerarchie di sottomessi e padroni, umiliando le menti e preferendo imparentarsi con Loki.

La democrazia, diceva Tocqueville, è un processo evolutivo della società che tende ad eliminare le disuguaglianze, e secondo un’idea condivisa anche da John Stuart Mill, siccome tutti dovrebbero far parte di una società democratica, tutti dovrebbero contribuire, usando la democrazia, al suo successo. Ma il pluralismo non può fare a meno dell’individuo, perché ogni democrazia si compone di tanti individui, come le gocce nel mare.

Si tratta solo di scegliere se appartenere ad una democrazia corrotta, in cui ciascuna goccia cerca, sgomitando e sottomettendosi alle varie correnti, di raggiungere la riva dove morirà, oppure di cercare il largo delle proprie passioni o possibilità. Correre lontano dalla riva è di sicuro meno confortevole che abbandonarsi alla corrente del momento, ma forse più soddisfacente, un’operazione per pochi. Per questo motivo ancora oggi la democrazia è destinata a rimanere un’utopia.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

http://www.ilquotidianodisalerno.it/2018/04/13/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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