Fermata Reggio Emilia (prefazione al Prandi)

Fermata Reggio Emilia (prefazione al Prandi)

Fermata Reggio Emilia (prefazione al Prandi)

Fermata Reggio Emilia

(prefazione Catalogo Prandi – Natale 2017)

di Marco Fiori©

Catalogo Prandi n. 256, credit Marco Fiori©

 

Quando si percorre l’autostrada A1 verso nord e dopo Modena le quattro corsie di marcia si riducono nuovamente a tre, si può avere la sensazione che la parte più vivace dell’Emilia sia stata attraversata. Basta invece percorrere ancora una ventina di chilometri e si rimane colpiti da due opere imponenti, maestose nella loro apparente leggerezza, quali il ponte e la stazione di Calatrava. Siamo arrivati a Reggio Emilia, una città da tutti conosciuta in virtù del Parmigiano-Reggiano e del lambrusco e, dai collezionisti e appassionati di grafica d’arte, come la città dove da oltre settant’anni viene pubblicato “il Prandi”, il catalogo di stampe moderne e contemporanee più noto e diffuso d’Italia.

La distinzione fra collezionisti, appassionati o acquirenti di grafica è quanto mai opportuna. Conosco persone che raccolgono stampe da tantissimi anni ma non si definiscono “collezionisti” in quanto, volta per volta, acquistano solo le opere delle quali ritengono gradevole circondarsi. Il collezionista vero è diverso, nasce con una particolare predisposizione e, quando compra, cerca essenzialmente di riempire degli spazi, delle caselle vuote che si è creato nella mente. In definitiva, se ad un collezionista in vena di acquisti chiediamo cosa gli interessi trovare è probabile che risponda, sinteticamente, “cose importanti” che, non necessariamente, corrispondono ad opere con elevato valore di mercato.

Il mio ingresso nel collezionismo delle stampe d’arte risale al 1971 quando, poco più che ventenne e assolutamente digiuno di specifiche competenze artistiche, comprai la prima acquaforte. Ancora non so cosa mi spinse e come sia rimasto sempre più attratto da questa forma d’arte ma, di certo, a quei tempi collezionare grafica era di moda. Gli artisti che sentivo più spesso citare in ambito bolognese erano stati studenti o colleghi di Morandi all’Accademia di Belle Arti, come Romagnoli e Virgilio Guidi a quei tempi ancora in attività, che come De Vita, Manaresi e Carlo Leoni frequentavano la stamperia San Leonardo. Quando sentivo accennare ai prezzi di vendita e all’importanza di molte opere grafiche ecco che, immancabilmente, qualcuno nominava “il Prandi”, il catalogo di grafica contemporanea che dicevano facesse da orientamento ai reali valori di mercato.

Per molto tempo “il Prandi” è stato questo per me, una sorta di guida, una specie di “Bibbia” a volumi periodici da consultare con puntuale curiosità. Un esperto collezionista che lo riceveva regolarmente nel mese di novembre me lo prestava per alcuni giorni fin quando, dopo alcuni anni, cominciai ad acquistarlo personalmente e a cercare i volumi delle annate precedenti: quelli ancora disponibili direttamente dall’editore, quelli esauriti nei vari mercatini librari riuscendo con pazienza, in un lungo arco di tempo, a completare la raccolta dal 1957 ad oggi.

Durante gli anni Settanta l’interesse per le stampe divenne una vera passione. In quel periodo iniziai a leggere e ad acquistare prevalentemente libri di argomento artistico e, per anni, parallelamente a quelli sull’arte moderna cercavo libri e cataloghi inerenti all’incisione e alla grafica d’arte.

Su alcune pubblicazioni mi capitò di vedere alcune foto di Morandi, risalenti ai primi anni Sessanta, vicino ad un uomo più giovane e minuto che le didascalie indicavano come Dino Prandi. Una di quelle li ritraeva nell’abitazione estiva del Maestro a Grizzana, sull’Appennino bolognese, dove fra il 1959 e il 1963 avevo trascorso lunghi periodi delle vacanze scolastiche. Proprio a Grizzana mio nonno aveva una casa su un cucuzzolo denominato “Il Castello” e dalle finestre sul retro si vedeva, sotto al pendio, di fronte ai “Fienili del Campiaro”, la casetta bianca di Morandi e il giardino dove nella foto di quegli anni è ritratto con Dino Prandi in maniche di camicia. Morandi aveva un modo particolare di fumare; chi lo frequentava ricorda che anziché portare la sigaretta alle labbra tendeva ad avvicinare la testa alla mano, curvandosi leggermente in quello che era diventato, accentuato dall’alta statura, il suo abituale atteggiamento. Molti episodi riferiti a Morandi si sentivano spesso raccontare nell’ambiente dei collezionisti bolognesi e alcuni, passando di bocca in bocca, avevano assunto nel tempo il sapore dell’aneddoto. Uno di questi era legato ai Prandi e al tempo in cui iniziarono a maturare l’idea della raccolta “Cinquanta incisioni di artisti italiani”: una impegnativa opera che vide la luce nel 1963 con stampe originali dei principali artisti in attività, contenute in due raccoglitori e corredate da una introduzione di Marco Valsecchi. Morandi, che aveva smesso di incidere da diversi anni, interpellato da Dino per essere inserito tra gli artisti dell’edizione in progetto, pare che avesse risposto: “… ma, mi faccia capire, anche se io aderissi, a parte Maccari, dove troverebbe oggi in Italia gli altri quarantotto?”

Oltre a questa storica iniziativa i Prandi hanno realizzato progetti editoriali di notevole rilievo fin dalla seconda metà del Novecento. Già nel 1957 con l’edizione di preziosi “Biglietti augurali” i Prandi avevano divulgato piccole acqueforti dei principali incisori in attività (fra questi c’erano artisti quali Carrà, Soffici, Maccari e Bartolini), intuendo l’importanza di introdurre la grafica d’autore in un circuito di acquirenti ai quali era ancora estranea. Sempre a loro si devono le edizioni coeve delle prime puntesecche di Ligabue, in tirature limitatissime, oggi quasi introvabili sul mercato e contrassegnate, come tutte le opere da loro vendute, da un piccolo timbro a secco sull’angolo inferiore del foglio. Un timbro che col tempo ha assunto funzione di garanzia sull’autenticità dell’opera divenendo, per certi fogli storicizzati, una sorta di “valore aggiunto”.

Oltre alle edizioni di grafica, fra gli anni Sessanta e Ottanta è stato fondamentale il contributo editoriale indirizzato ai libri d’artista e ai cataloghi ragionati. Basta ricordare a tale proposito il volume “Terra d’Emilia”, con i testi di Riccardo Bacchelli accompagnati dalle acqueforti di Paolo Manaresi nell’esemplare veste tipografica di Mardesteig e, per i cataloghi ragionati, quello sull’opera grafica di Severini, di importanza internazionale, o quello di Soffici, talmente bello e curato da poter essere considerato un libro d’arte.

La prima volta che varcai l’ingresso della libreria in viale Timavo immediatamente riconobbi Dino Prandi, credo che fosse l’ottobre del 1991, ma l’aspetto non era molto diverso dalla fotografia con Morandi di trent’ anni prima. Forse incuriosito dal nuovo cliente in visita mi osservava seduto un po’ in disparte accendendo una sigaretta e, fra l’azzurrognolo del fumo in controluce, ebbi la sensazione che anche lui, come Morandi, avvicinasse la testa alla sigaretta… Nella sala entrarono anche altri clienti e Dino si defilò sostituito dal figlio Paolo, col quale avevo sempre parlato solo al telefono. Paolo Prandi sa mettere sempre i visitatori a proprio agio. Fin da quel primo incontro notai la stessa cortese attenzione rivolta a tutti i clienti, indipendentemente dall’intenzione d’acquisto che potesse presumere.

Consultando per anni i cataloghi, mi era sempre sembrato che i prezzi fossero più attraenti per le opere rare ed esaurite che per le opere seriali, più facilmente reperibili sul mercato. Di questo mi ero fatto una fantasiosa e personale teoria e cioè che Prandi, non avendo per certe opere larga disponibilità, dovesse poi ricomprarle e, di conseguenza, avesse necessità di tenere “moderato” il prezzo d’acquisto.

Il primo foglio comprato da Paolo Prandi è stata un’incisione di Guerreschi. Non era certo un autore difficile da reperire ma mi interessava proprio quel foglio che era stato in concorso al “Primo Premio Biella” del 1963, un’opera che non mi era capitato di vedere in altre gallerie e che ritenevo rara. Un autore interessante, che per alcuni anni è stato in catalogo, è Jean Pierre Velly. Le sue incisioni oggi sono diventate difficili da rintracciare perché, a quanto pare, si è da tempo esaurito tutto ciò che era disponibile sul mercato. Ricordo che, quando uscì il catalogo del 2001 con pubblicato il bulino “Vieille Femme”, una delle sue incisioni più belle, telefonai in Libreria per vincolare l’opera perché dovevo partire e l’avrei voluta visionare prima di acquistarla. Come sempre, la disponibilità e cortesia di Paolo furono esemplari e dopo due settimane il Velly fu mio. Un altro grafico straordinario presente in diversi cataloghi è Alberto Martini. Nel 1996 comprai direttamente in libreria “Il bacio”, litografia su pietra del 1915, e non ho mai capito come un artista così fantasioso e geniale non sia inserito nell’Olimpo dei “grandi maestri”. Di Martini seguì nel tempo l’acquisto di un foglio dei “Misteri”, la cartella di sei stupende litografie che Prandi ha avuto disponibile anche nella rara edizione di cinque album stampati con inchiostro rosso.

Credo che non vi potrà essere nessuna indagine sul collezionismo e sul mercato della grafica in Italia degli ultimi sessant’anni che possa trascurare l’attività dei Prandi e la funzione dei loro cataloghi. Già nel 2001 per Pàtron Editore venne pubblicato il volume “Economia e mercato della grafica d’arte”, a cura di Guido Candela e Antonello Scorcu, uno studio economico e una ricerca basata sui dieci cataloghi Prandi degli anni Novanta.

Da un po’ di tempo, nella veste di presidente dell’ALI (un’associazione culturale di artisti incisori fondata nel 2009), ho avuto occasione di conoscere e collaborare con alcune persone legate al mondo dell’incisione e spesso vicine alle vicende dei Prandi. Fra questi spicca il nome di Nicola Manfredi il cui padre, l’incisore Alberto Manfredi, presenza “storica” nei cataloghi, è stato per decenni loro collaboratore in varie iniziative editoriali. Parallelamente a Nicola, docente nei laboratori di grafica del Liceo Artistico Toschi di Parma e fra i pochi, in Italia, ad insegnare anche la litografia su pietra, mi piace notare Stefano Grasselli, un artista col quale Nicola collabora da tanti anni, appassionato incisore e presenza costante nei cataloghi Prandi degli ultimi anni.

Una particolarità che ha contribuito ad aggiungere serietà ed autorevolezza al catalogo è il fatto che non sia mai stata presente alcuna inserzione pubblicitaria. Quando sul Prandi del 1989 lessi l’annuncio dell’imminente uscita di “Grafica d’Arte”, una rivista italiana interamente dedicata alle stampe originali e al disegno, lo interpretai come la volontà di dare un’importante informazione agli amanti della grafica e non certo come una pagina pubblicitaria. Sono convinto anche oggi che fosse così. L’amore dei Prandi per la grafica e la passione che dimostrano perseverando anche in tempi difficili come questi è, sicuramente, un’eccezione che fa eccellenza.

Come scrisse Luciana Tabarroni nella prefazione del catalogo 204, una sola vita non basta per completare la collezione che si vorrebbe avere e, precisava, ogni collezionista di grafica dovrebbe avere un “figlio del cuore” al quale cederla perché possa poi proseguirla. Sappiamo purtroppo che raramente accade. Molto spesso stupende collezioni finiscono in mano ad eredi sbagliati, figli o nipoti di assoluta incompetenza, tanto che non solo vengono smembrate e divise ma, molto spesso, vengono affidate a venditori inadeguati e di scarsa sensibilità. Non è un problema solo delle collezioni di grafica naturalmente ma coinvolge dipinti, mobili e particolari oggetti raccolti con passione nell’arco di una vita e che, troppo spesso, finiscono in un “mercatino” in coabitazione con vestiti usati, orologi, libri e quant’altro può essere svenduto e monetizzato in breve tempo.

Una cosa per certi aspetti analoga succede talvolta anche a botteghe ed attività che, nell’ultimo secolo, sono state testimoni e punti di riferimento alla vita culturale di varie città. Storici Caffè, Gallerie e Librerie Antiquarie ad esercizio familiare, rimaste senza un capace conduttore sono costrette a chiudere o a cedere il nome e l’attività ad imprese commerciali del settore.

Per i Prandi fortunatamente non è così. Dopo Dino e Paolo anche la terza generazione rappresentata da Andrea sta dando prova sul campo di entusiasmo e competenza. Le pubblicazioni degli ultimi anni, curate come sempre nella descrizione e nelle didascalie delle opere, aggiungono importanti rimandi e riferimenti bibliografici ai cataloghi ragionati degli artisti. Molto spesso si tratta di volumi preziosi, per la maggior parte esauriti e non in vendita, conservati e custoditi negli scaffali della libreria come un bene pregiato e indispensabile strumento di lavoro di questa ormai storica attività.

Mi piace pensare che anche Andrea, un giorno, possa avere un figlio che continui la tradizione di famiglia e la traghetti alla quarta generazione. Ce lo auguriamo tutti di cuore. Da parte mia sono pronto a scommettere che sarà così.

Bologna, maggio 2017

http://www.ilquotidianodisalerno.it/2018/04/13/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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