Matrimoni al veleno e cadute in basso

Matrimoni al veleno e cadute

Matrimoni al veleno e cadute in basso

Il tunnel, credit Mary Blindflowers©

 

Di Sonia Argiolas©

Matrimoni al veleno e cadute in basso

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Lasciate ogni speranza voi che aspirate a coniugarvi.

La guerra dei Roses.

Jonathan e Barbara si conobbero a un’asta di oggetti d’antiquariato e fu amore. Incandescente, intenso, passionale. Da quell’incontro al matrimonio il passo fu breve. Poi arrivò il successo di lui, una casa bellissima stracolma di oggetti preziosi per i quali non persero la passione, due figli, belle macchine, bei vestiti. Questo quadretto ovattato sembrava perfetto e quasi confermare, giorno per giorno, quel “per sempre” pronunciato il giorno delle nozze. E quando tutto sembrava sicuro, quando quel vincolo sembrava consolidato succede qualcosa. Lui, finisce in ospedale, pensa già alla morte e attende sua moglie. Lui non morirà, ma Barbara non arriva. “Non mi importava” gli dirà qualche giorno dopo la sua cara mogliettina. E da quel giorno nulla sarà più come prima…

Leggendo questo libro non ho potuto fare a meno di avere dinnanzi agli occhi i fotogrammi –visti e rivisti – del film omonimo, che sicuramente è riuscito, ancor più del romanzo, a raccontare, con catastrofiche immagini, la disfatta di un matrimonio, il dissolversi di sentimenti che parevano saldi, il susseguirsi di cadute in basso in un circolo vizioso fatto di ripicche, di piccole e grandi vendette, il venir meno di legami che si frantumano, spesso insieme con le porcellane, senza possibilità di rimedio. Non un grande romanzo, sia chiaro; Adler ha un limite: non riesce a offrire al lettore il quadro di una coppia “normale”, perché Jonathan e Barbara Rose sono una coppia ricca da far schifo, troppo lontana dalle esperienze quotidiane di ognuno di noi. Non tutti, ovviamente, possono permettersi una Ferrari in garage e, a dire il vero, questo sottolineare l’abbondanza, il lusso, il benessere eccessivo dei protagonisti, in ogni punto della storia, pare addirittura esasperato. Ma siamo negli anni ottanta, gli anni degli eccessi, degli yuppies e, in fondo, le esagerazioni ci stanno. E infastidiscono, soprattutto in quelle parti della narrazione nelle quali quasi ci si dimentica di star leggendo un romanzo e ci si ritrova catapultati in qualcosa che pare più una rivista di arredamento. Ma, nonostante tutto, si coglie una verità di fondo che, in tutta la sua crudeltà, è applicabile a tutti i matrimoni anche a quelli tra poveri cristi che combattono per arrivare a fine mese: i divorzi fanno emergere il lato peggiore delle persone, il più delle volte si rasenta la follia a prescindere, quindi, dalla classe sociale di appartenenza e dalla dichiarazione dei redditi. In particolare, quando un amore si consuma è come avesse la capacità di lavar via tutto il passato e trascinasse con sé, come un torrente in piena, quelle belle cose che lo hanno reso, appunto, un amore. La fine di un amore, esattamente come una guerra e, forse ancor di più, impietosamente trasforma tutto in cenere, in cumuli di odio e frammenti di cuori che un tempo battevano all’unisono.

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