Curandera, solitudini, orecchini a cerchio

Curandera, orecchini a cerchio

Curandera, solitudini, orecchini a cerchio

 

Manufatto di simbolo femminile, credit Antiche Curiosità©

 

 

Pierfranco Bruni©

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La donna con gli orecchini a cerchio mi guardò profondamente negli occhi e  mi disse: 

 

Seguimi”. 


Osservai i suoi capelli, il suo passo lento, paziente.
Eravamo in cucina.

Una stanza abbastanza grande.

Fuori pioveva.

Sui vetri si percepiva il battere della pioggia. 

La pioggia spingeva sui vetri.
La seguii. 

Dalla cucina entrammo nelle altre stanze. 

 Seguimi”. Continuava a ripetermi la donna con gli orecchini a cerchio. 

La seguivo lungo tutto il cammino. 

La sua voce. Le pause.
Attraversò le stanze della casa sul giardino delle rose e delle palme. 

Continuai a seguirla attraverso le stanze.

Ogni stanza aveva un silenzio, un’eco. 

Dettagli” mi disse lei, “sono solo dettagli”.


Aveva negli occhi le nuvole o, forse, soltanto la nebbia. 

La nebbia del Sud, la nebbia dei Mediterranei, la nebbia che scende sul filo del mare. 


La donna che portava gli orecchini a cerchio si fermò nella settima stanza, e mi raccontò la storia di un amore, la sua storia d’amore e, guardandomi nuovamente negli occhi, disse: 

 

Non dimenticare che il mio amore per tuo padre è stato un amore infinito e sarà un amore eterno”.


La donna aveva i capelli corti, neri, il viso sorridente e sulle labbra una leggera malinconia.


Mi raccontò ancora: 

 

Una volta mi è stato detto che sono una donna che non ha conosciuto il sorriso.

Non è vero.

Il sorriso l’ho conosciuto, l’ho vissuto, anche se non mi piace manifestarlo perché il sorriso si porta dentro.

Il sorriso si offre, è un dono.

Occorre regalare il sorriso e così ho fatto nella mia vita.

Ti ho portato in questa settima stanza perché qui l’amore ha toccato il sublime. La vita che è mistero. Il mistero che ha i segreti del vento e la chiarezza delle albe nella magia dei cerchi.

Tu ama sempre e ricordati che amare è bellezza.

La bellezza senza l’amore non ha alcun senso.

Lasciati guidare dalla bellezza”. 


Mi disse questo prima di chiudersi nel silenzio. 


Ad un tratto mi trovai al centro di questa stanza e tutto sembrava misterioso, segreto. 

Misterioso e segreto, sono due aspetti diversi. 

Privato e segreto. Sempre due aspetti diversi. 

 

Questa donna aveva il mistero e la segretezza sulle labbra.
Mi trovai al centro di questa stanza. 

Lei non c’era più. 

Un’ombra, un’onda, un fantasma. Un’onda o un volo. 

La memoria è fatta di fantasmi e mai farsi stringere dall’oblio. 

I ricordi vivono dentro la memoria e il tempo si cattura soltanto attraverso la memoria, altrimenti il tempo non avrebbe senso. Non avrebbe senso la vita dopo la vita.
Questa donna con gli orecchini a cerchio mi insegnò cos’è la vita. 

Non so se ho imparato a capire la vita.

Mi giungono immagini. Si fanno pensiero.

 

Perché portava sempre gli orecchini a cerchio?

Lei sapeva che il cerchio ha sempre un ritorno.


Continua a piovere.

Ancora oggi come tanto tempo fa.
La pioggia batte sui vetri, sulla rosa rossa, sulla palma, sulla menta, sui peperoncini, sul nespolo, sulla pianta di fejoia, su tutto il giardino che è spazio d’anima.


Portava gli orecchini a cerchio. 

Due cerchi precisi. Due cerchi d’oro non tanto sottili.
Tutto questo aveva un senso. 

Un rumore viene da lontano. 

Sono i rumori che mi hanno abituato a convivere con le solitudini, ed io di solitudini vivo raccogliendo questi insegnamenti.

La donna con gli orecchini a cerchio è dentro di me.
Ora le sette stanze sono vuote. Ma non sono sole. Custodiscono una memoria che è diventata il mio cammino.

Ogni qualvolta abito queste stanze, le voci dialogano con me. 

Dialogo con le voci che sono state in queste stanze e tutto questo ha un senso, tutto questo è il mio viaggio perché di questo viaggio la mia vita si nutre. 

Giocare con il cerchio nell’immaginario del possibile e dell’indefinibile è viaggiare in tutto il mio essere uomo tra le ombre e il cuore. 

 

Forse un giorno racconterò questa storia, la storia della donna con gli orecchini a cerchio e del suo uomo che scriveva parole su tagli di alberi e su pietre di sale.

Alberi e sale. Tagli tondi e pietre rotonde.

Racconterò la storia di un amore tra questa donna e il compagno della sua vita. 


Spesso vivo la sospensione, lo spazio dei loro pensieri, dei loro colloqui nelle assenze e presenze.

Spesso riesco ad annotare frasi, ma non si arriverà a scrivere la parola “fine” al mio racconto. 

Tutto ha un senso. 

Tutto avrà un senso in questo viaggiare tra le stanze della mia anima  e le stanze di una casa che gioca con i ricordi, con la memoria e con la vita in un immaginario girotondo come in un c’era una volta…
Giocare con la vita tra i rigagnoli della memoria significa non perdersi. 

È  viversi dentro la tradizione della propria consapevolezza. 

Si vive tra memorie che un giorno erano vita.

Non dimenticare è non perdersi.
Questo è anche amore. 

Questo è soprattutto  amore. 

Nelle sette stanze il viaggio si compie.

 

Una voce, nella nebbia antelucana del sogno, mi ha detto:

 

Se conti bene le stanze non sono sette. Sono tredici. Devi salire e scendere i gradini. Conta. Conta bene. Tredici. Le stanze abitate. Da sopra a sotto. O dal primo al secondo piano. Conta anche i gradini.

Il tredici ti porta alle tredici lune del mondo sciamano”.

La donna dagli orecchini a cerchio era una curandera e l’uomo che scriveva sui tagli di alberi e sulle pietre di sale era uno sciamano.

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