Finti libri per finti lettori che non leggono

finti libri per finti lettori che non leggono

Finti libri per finti lettori che non leggono

Di Mary Blindflowers©

 

 

Corda tesa, credit Mary Blindflowers©

 

I libri dovrebbero nascere in un mondo dove non ci sono numeri e cifre contabili, affari da realizzare e sogni da incartare dentro il fruscio patinato e lucente del marketing. Le pagine si riempiono lentamente, a partire da una scintilla d’idea che man mano prende forma e si ingrandisce come una macchia d’olio su un vestito forse troppo stretto per contenerla. Le storie vedono la luce per passione, per una sorta di spontanea e creativa avversione al pre-definito e all’opacità del vivere comune, superando un mondo con numeri e orologi e tasse da pagare e scadenze improrogabili da rispettare. Il libro viaggia e chi lo scrive e chi lo legge parte assieme a lui e arriva fin dove vuole arrivare, e può decidere se e come continuare.

Così il libro appena nato dalla fantasia o dalla ricerca, con le parole pronte a inondare il mondo, fiducioso, puro, cammina cammina alla ricerca di un lettore che lo sfogli, bramoso di essere letto, aperto, criticato, desideroso di comunicare un messaggio. Nel suo cammino si scontrerà con numeri e cifre, altisonanti concrezioni, dogmi e false definizioni del mercato. Non sempre la realtà dei numeri vorrà saperne di lui. Allora inizia la guerra della carta e dell’idea, inizia l’affannarsi per creare ed ottenere le possibilità di farsi strada negli scaffali delle librerie che sono monopolizzate dai soliti nomi, dalle solite facce.

I nomi, così definenti, specifici, identificativi di miti spesso fallaci, di biografie spesso costruite per attirare i lettori. I nomi e i libri, uno strano connubio.

Chi ha il nome ha il mondo in mano e i soldi nella tasca, anche se confonde la mosca con la Tosca e la favola con la tavola e le bugie, dove si infilano le candele spente, con la verità.

Vero è che non tutti i libri sono uguali, alcuni volumi del libro hanno solo pagine, copertina, sovraccoperta (talvolta), parole nero su bianco, dorsi lucidi, pagine incollate o cucite, capitelli, cerniere, angoli, frontespizi, cuffie, fascette, unghie, bandelle, etc.

Il contenuto a volte latita.

Perché?

Semplice, non si vende un libro oggi, ma si vende un nome e una copertina.

Alcuni non-libri, testi privi di contenuto, vendono. E vendono il nome famoso dell’autore in bella vista sulla sovraccoperta o sulla brossura.

A cosa servono allora i desideri?

A riempire pagine bianche di buona scrittura, direte voi.

No, vi sbagliate, servono a noti non-autori che si spacciano per scrittori, a scrivere pensierini d’asilo d’infanzia su paginette bianche, una pratica come un’altra per vendervi un libro di pagine se non completamente tabula rasa, encefalogramma piatto, quasi.

Su una pagina troverete scritto: “Ti piacerebbe essere felice?”, su un’altra: “Preferisci ridere o piangere?” e ancora su una nuova pagina sprecata: “Se facessero un film sulla mia vita, che genere sarebbe?”; e via dicendo…

E c’è chi dice che tali paginette siano pure in testa alla classifica di vendite. Volo che scopiazza il metodo Brian Griffin. L’idea sarebbe che la pagina è bianca perché il lettore dovrebbe scrivere da solo la risposta a quei quesiti da completo imbecille.

In un mondo in cui qualsiasi Ser Ciappelletto con le pive nel berretto, vuole essere protagonista, il marketing ha inventato il non-libro, una grande novità editoriale. Gli alberi ringraziano in coro, sentivano davvero la mancanza di questo meraviglioso prodotto, sicuro. Ecco allora il non-libro per un non-lettore che vuole scrivere da solo, come una prima donna, risposte a domande a cui anche un organismo unicellulare con danni all’unica cellula, rifiuterebbe di rispondere, perché si presume che anche un organismo monocellulare abbia una sua dignità di essere vivente. Alcuni editori non ne hanno, di dignità, e finché ci saranno idioti che comprano, stamperanno i non-libri dalla non qualità per un pubblico di non-lettori.

Confesso di non aver comprato il non-libro in oggetto, ma solo sbirciato in una libreria dell’usato, perché qualche infelice che lo ha acquistato, ha poi pensato bene di sbarazzarsene dopo aver speso 12 euro. Poveri soldi, povera editoria.

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Mary Blindflowers

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