I consigli di nonna intronata agli scrittori emergenti©

I consigli di nonna intronata agli scrittori emergenti©

Di Lucio Pistis & Sandro Asebès©

Il pasto del topo, mixed media on canvas, by Mary Blindflowers©

Per una questione di istintiva e immediata antipatia abbiamo sempre detestato le persone che propinano consigli agli altri, specialmente se tali consigli non sono richiesti.

Adesso gli scrittori della casta, quelli per intenderci che pubblicano il loro primo libro non sempre di eccellente qualità, con grossi editori, per volontà di Dio e movimenti di tutti i santi di certi paradisi intestinali, hanno preso la triste quanto ridicola abitudine di dare consigli agli scrittori principianti. Consigli su tutto, su come devono presentarsi agli editori, agli agenti letterari, qual è la strategia migliore per riuscire a far sì che un agente prenda in carico i loro lavori, insomma, questi autori “affermati”, chiamiamoli così, sanno tutto e vogliono comunicare quest’infinita saggezza di oro colato al mondo, anche nei loro blog personali.

È davvero curioso però che tutta questa marea di consigli, elargiti spesso da autori salottieri e modaioli, vada in una sola direzione atta a dimostrare che agli scrittori emergenti e senza agganci politici, nessun agente letterario o editore risponde positivamente, non perché l’editoria italiana è corrotta e fa schifo (cosa che si guarderebbero bene dal dire), ma perché questi aspiranti scrittori sbaglierebbero formula di presentazione. Così i saggi propinatori di consigli snocciolano gli errori più comuni che farebbero, a loro insindacabile giudizio, gli emergenti. Per esempio non dovrebbero dire “mi sono deciso finalmente a scrivervi”, perché insomma l’agente si chiederebbe, “e finora che cosa hai fatto? Hai ballato sui carboni ardenti?”.

Un altro errore fatale sarebbe dire di aver frequentato un corso di scrittura creativa con uno scrittore sconosciuto, insomma solo se lo scrittore è “di chiara fama”, ossia in altri termini uno del giro grosso, l’aspirante potrebbe nominarlo, altrimenti l’agente letterario potrebbe rimanere negativamente colpito. “Ma come? Vai a frequentare corsi di scrittura creativa da un signor Nessuno? Ma che vergogna!”

Un altro sbaglio comune sarebbe quello di dire che il libro è stato rifiutato e che si è deciso di ricorrere ad un agente solo per questo motivo. Mai dire una cosa del genere! Sarebbe controproducente. Come se poi l’agente non sapesse da solo che la maggior parte dei libri degli scrittori esordienti e non presentati da nessuno, viene rifiutata dagli editori.

Mai poi dire che si è iniziato a scrivere da piccoli, ed esordire con racconti strappalacrime sulla propria vita!

A questo punto ci chiediamo, chi è il deficiente che si presenterebbe mai ad un agente esordendo con queste frasi o raccontando la storia della sua vita e del suo primo dentino? Sicuramente non uno scrittore, non una persona sana di mente.

Perché allora gli autori che pubblicano coi grossi gruppi vogliono ridicolizzare gli scrittori emergenti, attribuendo loro la colpa di un rifiuto e condendo poi i loro consigli della nonna intronata con considerazioni risibili? Non mancano oltretutto di intortare la storiella che loro sono invece stati perfetti nel presentarsi, hanno subito trovato un agente come si deve e hanno subito pubblicato il loro capolavoro mondiale con un grosso gruppo editoriale. Perché loro sarebbero bravi e tutti gli altri schiappe. Bubbole! Abbiamo lavorato anni nel settore editoriale e nessun agente che conta prenderebbe mai nella minima considerazione un pinco pallino esordiente se non fa già parte di una casta, perché gli agenti letterari che hanno contatti coi grossi editori e a cui i grossi editori danno retta, sono pochi e quei pochi non sono per tutti, sono per i figli della casta, gli stessi che poi raccontano le favole e vi dicono che mandando una lettera perfetta potrete raggiungere dal nulla il successo, gli stessi che vi dicono che hanno pubblicato subito il loro primo libro con un grosso editore o sono diventati editor perché sono bravi e intelligenti. Sono tutte falsità. La grossa editoria è della casta e per la casta che ha ben altri metodi per emergere che non una lettera di presentazione, metodi di politica salottiera borghese.

Cari scrittori emergenti, non permettete a nessuno di dirvi che siete dei deficienti e che non sapete nemmeno redigere una lettera di presentazione che compilerebbe anche un bambino. Non permettete a nessuno di trattarvi come sciocchi, soprattutto quando ascoltate i consigli stantii e in malafede di nullità che pubblicano spesso romanzi di serie B con la grossa editoria per motivi che esulano completamente dal merito e dal talento. Consiglio viene da cum + salio, vuol indicare l’azione confortante e sostenitrice di un altro che vuole accompagnarti nella scalata, nel sormontare le difficoltà… aiutarti in altri termini.

Le nonne che consigliano oggidì sono già sclerate … e han bisogno di qualcuno che aiuti loro! Lasciatele perdere! E non scrivete a queste vecchie intrombonite per chiedere consigli, perché loro stesse sono serve di un sistema in cui non contano nulla, non hanno il potere di farvi pubblicare alcunché, le decisioni vengono dall’alto della politica, delle consorterie e dei circoli culturali che contano e in cui se siete poveri e senza agganci, state tranquilli, non entrerete mai, nemmeno dopo aver pubblicato duecento libri con piccoli editori. Ve la ricordate la famosa frase del fu Umberto Eco sul vicino di casa di Proust? “Se il vicino di casa di Proust fosse stato tanto più bravo di lui, nessuno se ne sarebbe accorto. Per l’umanità basta Proust e avanza”. Ecco una sintesi perfetta delle condizioni in cui versa l’editoria italiana. Ma veramente pensate che i famosi libri di Eco, qualità a parte, avrebbero mai visto la luce se egli stesso non fosse stato un intellettuale di pollaio, un servo della catena di montaggio del regime clientelistico? Lo era e se ne vantava con boria. Almeno era sincero, e ti faceva capire tranquillamente, la corruzione c’è, la giustifico, io sono io e voi…

Non credete alle favole di chi vuole imbambolarvi, e se non siete convinti che la scrittura sia la vostra strada, non scrivete, se non sentite qualcosa dentro che vi spinge a farlo, lasciate perdere, perché rimarrete molto delusi se pensate ingenuamente che l’editoria sia un mondo meritocratico.

Comments (2)

  1. Rita

    Riuscire a pubblicare purtroppo non sempre è indice di qualità del testo, ahimè. Diciamo la verità, chi scrive e ha un minimo di onestà intellettuale conosce bene il valore della sua “creatura”. Abbia almeno il buon gusto di stare zitto

  2. Raffaele Abbate

    è vero, vale la famosa legge del Marchese del Grillo. Il resto sono chiacchiere

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