di Fremmy©
Cielo disossato, fragile e assurdo,
mendica
parole all’asta da un catino vuoto,
colei
avvinghiata all’apice del foro bagnato
ricurvo alla parabola di se stessa,
agognava
la sua disastrosa fraudolenza dinamica
verdognola,
giostra di fresie e tulipani giganti
urbani, lei
misurava sassi e polvere dirette
all’uovo,
merce soda brulicata per il sodalizio
affollato.
Una madre non sibilava, sorella non
tagliava vene,
assoli di sangue non parente al
prossimo viso
spezzavano le note al figlio di un
vento asfaltato,
inconscio dell’assorto la crocifissi e
oscurai l’astro,
finalmente ho sentito l’immagine vivace
dell’acqua
specchio ai miei sogni, neutri al
calore, variegati
al fermento di graffi adorni di ricordi
a lei,
sentiero caduco storno di felpe e
velluto,
attraversato lo piango e le gratto un
labbro.
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