Di Franco Piri Focardi©
Mondo, perché
ho potuto comprare
anche quell’ultimo piatto di riso
per gettarlo ai miei cani?
Se ne sta
accoccolata, al centro
della radura, davanti alla
sua casa, una capanna di paglia
vicino al doppio reticolato
della miniera di titanio,
in testa solo
una stoffa bianca e rossa
méssale da qualche vicina
per il sole.
Praticamente nuda
un corpo nero, magro
un pezzo di ebano scolpito
lucido per millenni di storia.
Ogni tanto allarga le braccia
a palpare l’aria, la polvere, l’erba
per poi ritrarle come remi in barca.
I suoi occhi ingialliti
non guardano fuori, ma
dentro in un punto fisso.
I suoi due figli di 8 e 10 anni erano stati reclutati
e portati via per una guerra di niente, povere
lotte per un piatto di riso.
Li vide tornare un giorno, pianse di gioia
abbracciandoli: il villaggio in festa.
Sbucarono una sera, dalla boscaglia
8 sbrindellati ragazzini in uniforme e
armati da un mondo accecato dal
vizio del lusso e del tutto sempre!
Avevano fucili americani, mitra russi e
cinesi, bombe italiane e tedesche.
Presero i due bambini, uno per gruppo
e lì nella radura furon dichiarati traditori!
La madre si gettò ai loro piedi, urlò
pianse, si stese per terra.
Ma quelli in un sol colpo li
sgozzarono, se ne andarono
lasciando i loro corpi cadere
come panni a terra.
Lei li tirò accosto a sé,
cullandoli in un lago di sangue.
Lei al centro in mezzo ai suoi figli,
li accarezzava
muovendo lentamente le labbra.
(Luglio 2001)