Il circolo Monsieur Doré

Il circolo Monsieur Doré

Il circolo Monsieur Doré

Di Mary Blindflowers©

Rami senza fiori, credit Mary Blindflowers©

 

Cōnfūtāre è verbo latino che indica la capacità di dimostrare con attendibilità e prove inoppugnabili, la falsità delle affermazioni di qualcuno, smontandone la tesi con il ragionamento. Chi confuta oppone con educazione e rispetto ad una tesi, una sua antitesi che dovrebbe avere il supporto di fonti certe.
Confutare non significa insultare, non si confuta quando si commenta un articolo o un post dicendo che non ci piace e che non ha nessun senso logico, questo non basta, non basta nemmeno andare su un qualsiasi social e scrivere che il giornalista x o lo scrittore y scrivono stupidaggini. Per evitare di fare il circolo di Monsieur Doré mezza calzetta dove chi più ne ha più ne dica o più ne metta, senza alcuna cognizione di causa, non basta citare (tra l’altro, senza saper coniugare nemmeno i verbi in modo corretto e senza aver capito un tubo di quanto letto), su ciò che si ritiene una stupidaggine, e non si tratta di un gioco di parole, ma della divertita constatazione che oggi quasi nessuno è più in grado di confrontarsi positivamente e in modo costruttivo. I pochi che cercano di farlo vengono considerati “strani”, certo perché l’approfondimento è una cosa ormai fuori moda, meglio sparare a zero su tutto, specie se questioni di gretto e immaturo campanilismo, reggono le nostre labili, puerili e fantasiose elucubrazioni, prive di ogni fonte certa e di ogni capacità di confutazione. Meglio rifugiarsi nel guscio dei social dove si può dire qualsiasi sciocchezza, tanto la gente non si informa, legge poco o niente, spesso stancamente e senza energia, quindi meglio fare gli pseudo-intellettualetti di provincia, dandosi arie da grandi uomini borghesi avvolti in una elegia di cappotti color cammello e occhiali alla Woody Allen, cercando di sembrare qualcosa pur avendo un valore di argomentazione pari al vuoto dello zero. Ma non si diventa qualcosa nascondendosi dietro gli amici di parrocchia, dicendo in modo snob, “ah io quell’articolo non lo commento nemmeno, perché non ha fondamento, è pura fantasia”. Se non sei in grado di commentare, taci.
Ci sono in giro orde di miserabili e finti ricercatori improvvisati, dilettanti allo sbaraglio che con fare sussiegoso, pensano di poter gettare la pietra per poi nascondere la mano, lumaconi che appena punti si ritirano nel loro guscio assieme alla loro bava che finisce con lo sbrodolarglisi addosso. Ci sono persone che non riusciranno mai a volare alto perché legate a doppio filo al campanile della loro chiesetta, camminano coi prosciutti sugli occhi, salutano solo la gente che li saluta, gli amici che conoscono, criticano senza riuscire a confutare alcunché, e pensano che il mondo abbia inizio e fine in quelle quattro pietre che conoscono, senza capire che la cultura è soprattutto confronto, che non si fanno discorsi a senso unico senza dare sufficienti spiegazioni, che non si critica un autore senza dargli la possibilità di interagire. Perfino la legge dice che si è innocenti finché non viene dimostrata la propria colpevolezza. E allora perché non applicare questa legge anche alla letteratura e alla saggistica? Perché non presumere l’innocenza di un autore se non si riesce a dimostrarne l’insipienza?
Solo gli sciocchi e i presuntuosi, quelli che camminano a dieci centimetri da terra sulle arie dei loro stessi peti, pensano di non aver bisogno di confutare alcunché. Le persone intelligenti infatti, quelle che hanno messo il loro naso fuori dal giardinetto del loro micro-universo perfetto, sanno che il loro paese non è il mondo, il loro campanile non è il pilastro della terra, ascoltano le ragioni altrui prima di criticarle senza sapere nulla, e soprattutto se muovono una critica, confutano senza insultare. Chi critica senza confutare è solo un imbecille, che va trattato alla stessa stregua di chi recensisce senza leggere, di chi apre bocca senza aver connesso le sinapsi, mentre i neuroni impazziti cominciano a correre di qua e di là, senza ragione, sbandando e battendo la testolina bacata contro gli spigoli, con l’unico scopo di farsi notare dagli amici, per poi intontiti e felici come ebeti, farsi commentare su quanto si è bravi, su quanto si è belli (si fa per dire).
I critici dilettanti che non sanno confutare, ricordano Ser Ciappelletto mentitore o i buffoni di corte, ma anche i preti repressi e un po’ perversi che ti dicono di votare dio perché se no vai all’inferno, senza spiegarti nulla, ci mancherebbe altro, non hanno tempo per dare dimostrazioni, dato che hanno la verità preconfezionata in tasca, assieme al libretto degli idioti da manuale con tanto di specchio auto-riflettente. Insomma scemo più scemo non è una metafora ma spesso la realtà. La madre degli sciocchi è sempre eternamente gravida.
Andate in pace. Itte missa est, amen.

 

https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

 

https://www.youtube.com/watch?v=XcWExSlKfvE

 

Comments (2)

  1. Rita

    Vorrei fare una riflessione antropologica sull’uso dei social ecc., ma direi cose non troppo originali. In effetti la pensiamo uguale. Ma a te, poi, piace Woody Allen?

    1. Destrutturalismo

      Allen non mi fa impazzire.

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