Napolitano e la lobby del “No Brexit”, (parte II)©

Napolitano, Lobby "No Brexit" (III)

Napolitano e la lobby del “No Brexit”, (parte II)©

Di Michel Fonte©

Vedo oltre decentrato, credit Mary Blindflowers©

Stando ai numeri, all’inizio del mandato Monti (novembre 2011) il debito ammontava a 1.912,389 miliardi di euro, mentre al termine dell’esperienza governativa lo stesso aveva raggiunto la poco invidiabile cifra di 2.041,293 miliardi di euro (+128,904 miliardi), con un debito procapite passato da 32.154 a 34.250 euro (+2.163) e un aumento del debito medio mensile di 7,5 miliardi, in altre parole, basandoci solo su questo ultimo indicatore, e nonostante il professore bocconiano continui a vantare in tutte le trasmissioni televisive che inopinatamente gli permettono di mistificare la verità, l’operato del suo governo e di aver evitato il naufragio del paese, la realtà è che riuscito a fare perfino peggio del denigrato esecutivo Berlusconi, il cui debito mensile medio si attestava intorno ai 6,230 miliardi di euro.

Il vero scopo di Monti, Draghi e Napolitano era ed è tutt’altro, in perfetta linea con la filosofia ordoliberista si tratta di piegare le ultime resistenze di vita democratica delle nazioni, drenando risorse dalle persone alle banche e alle corporation per il nuovo dogma del capitalismo selvaggio: il controllo dell’inflazione, dal lato di salari e stipendi, e, per il contrario, il sostegno senza limiti a profitti e rendite, così com’è successo con i vari programmi varati dalla BCE (QE o allentamento quantitativo, LTRO o piano di rifinanziamento a lungo termine e TLTRO) nessuno dei quali ha iniettato liquidità nel sistema produttivo, al contrario, l’enorme quantità di miliardi è stata riversata nel circuito finanziario (borse) per pompare i corsi azionari e le quotazioni dei titoli di stato cosiddetti ad alto rischio, rivalutando le attività finanziarie e di conseguenza mantenendo inalterato lo stato di bassa inflazione, che è quello che gli operatori creditizi e borsistici (banche, sim, fondi) pretendono per non incorrere in perdite nel valore reale dei loro crediti, mentre, dall’altra parte, i debitori hanno subito una rivalutazione dell’onere delle passività espresso in termini reali, nel senso che la deflazione in un contesto di crisi della domanda determina una svalutazione di patrimoni e garanzie (beni immobili e relative ipoteche) e ciò che ieri valeva 100 (valore nominale) ora vale 80 (valore reale), mentre il debito conserva intatto il suo valore nominale (pari a 100). Le misure suddette, sono state le armi di una vera propria guerra planetaria, molto di più del famoso bazooka di Draghi, che ha acutizzato il divario tra ricchi e poveri, data l’assenza di un’adeguata politica fiscale per favorire la redistribuzione e concentrazione della ricchezza.

Napolitano, sotto questo punto di vista, è ed è stato il principale sostenitore di una politica, quella del consesso di Washington e della scuola di Chicago, in cui tutti i sacrifici gravano su i percettori di reddito fisso, e questo perché si è scelto deliberatamente che la vittoria del capitale dovesse essere totale, definitiva e senza prigionieri, spostando il welfare dai cittadini alla finanza e ai monopoli, in una competizione tra paesi e megaimprese giocata con tagli al costo e ai diritti del lavoro e all’assistenza pubblica universale, detto in altre parole, ci troviamo dinanzi ad un’oligarchia tecnocratica, in cui burocrati non eletti decidono in assenza e contro la volontà sovrana ciò che è giusto o non è giusto fare. Il ventunesimo secolo ha così partorito un grande mostro che nemmeno la pirotecnica fantasia di Philip Dick avrebbe potuto concepire, il suo potere economico è solo il riverbero di una dottrina illuminata da un pensiero di superiorità spirituale e razziale, che rifiuta categoricamente gli strumenti tipici delle masse, vale a dire, tanto la democrazia quanto il totalitarismo, inteso quest’ultimo come fondato su una sola autorità di tipo temporale. Nei fatti, questa lobby che si sente depositaria del verbo, non necessita più del consenso popolare ma converte l’ideologia di una ristretta élite in una religione laica incontestabile, utilizzando l’eristica come tecnica per distruggere qualsiasi opposizione ai suoi dogmi.

I vari Napolitano, Monti, Letta, Renzi, Schäuble, Merkel, Hollande, Cameron, Rajoy, e prima di loro Zapatero, Blair, Sarkozy e tanti altri uomini di governo, si sono fatti portatori sani di questo credo, che, però, per il corpo sociale che è fuori dalla casta sacerdotale del capitalismo magico, non è nient’altro che ciò di cui spesso lo si accusa quando esterna segni di ribellione, vale a dire, una forma di populismo moderno che si può definire come “neopopulismo autoritario mediatico.” Il principale strumento di cui si serve per narcotizzare sussulti democratici è il ripristino di una partitocrazia senza partiti (scomparsa dei tradizionali partiti di massa), governati da direttivi in cui si ha una commistione tra il centralismo democratico del Politburo, fatto di commissari e nomenklatura, e una casta di superuomini, di concezione evoliana, che utilizza la “demagogia mass-mediale” per orientare i processi politici facendo leva su sentimenti irrazionali (false paure, falsi sentimenti di fratellanza e accoglienza, capri espiatori e finti miti, come l’aumento della produttività, elogio della precarietà lavorativa, la necessità dei sacrifici economici, l’insostenibilità delle spese sociali e previdenziali, l’induzione di bisogni artificiali, l’istigazione alla protesta per le inefficienze dei pubblici servizi con contemporanea, ma per nulla provata, esaltazione dell’ottimale gestione privatistica) anziché su argomenti razionali.

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