Halloween e pregiudizi cattolici

Halloween e pregiudizi cattolici

Halloween e pregiudizi cattolici

Halloween e pregiudizi cattolici

La finestra, tecnica mista su carta by Mary Blindflowers©

 

Halloween e pregiudizi cattolici

Mary Blindflowers©

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In Italia Halloween è considerata solo una moda importata e pure di seconda mano dagli americani, in realtà è una festa celtica. Il festival di Samhain era il capodanno celtico, celebrato tra il 31 ottobre e il 1 novembre in Irlanda, per segnare l’inizio dell’inverno. Durante la festa crollava la separazione tra il mondo dei morti e quelli dei vivi e i defunti potevano tornare sulla terra. Il ritorno del morto è del resto un tema onnipresente in varie culture. Per gli italiani tale ritorno è segnato dalla paura. La separazione tra mondo dei morti e mondo dei vivi deve essere netta, ben distinta. I cimiteri sono sempre in uno spazio molto lontano dai centri abitati. Per gli inglesi invece, per esempio, è naturale avere belle case in prossimità dei cimiteri, tanto che dalle finestre si possono vedere le tombe. In pratica esci di casa e ti trovi dentro il cimitero. Non ci trovano niente di orribile in questo e nemmeno io. La tombe sono generalmente di pietra, semplici, con pochi fiori a terra, senza foto, molto simili le une alle altre, senza profusione di marmi e ottoni.

In Italia la morte sembra una gara fra vivi, un gioco fra chi ha il parente dalla tomba più grande, più sfarzosa, coi portalumi d’ottone, il marmo di tutti i colori, la cappelletta, la foto a colori, le decorazioni in oro, le enormi corone dei parenti con su scritto in bella vista il loro nome, in modo che tutti i vivi lo vedano, gli annunci mortuari sui giornali e il cibo che ancora in molte regioni si mette sul davanzale della finestra per i morti, un’usanza pagana che la Chiesa cattolica non ha potuto eliminare, trasformandola in un comodo sincretismo di cui ho parlato nel mio saggio a proposito della Sardegna. I sardi, specialmente nei piccoli centri, e la Sardegna è composta prevalentemente da questi ultimi, sono spesso superstiziosi e consentono con la loro ingenua e pavida fede in miti, riti magici e predizioni oniriche, la sopravvivenza di usanze pagane assimilate dalla chiesa come sincretismi. Basta pensare all’usanza di lasciare la notte del 2 novembre per “sa chena ‘e sos mortos1, la tavola imbandita senza coltelli e forchettema con i piatti pieni di cibo e i bicchiere colmi di acqua o vino per i propri morti che si pensa ritornino ed abbiano bisogno di mangiare; oppure alla credenza che la salute di una persona possa essere compromessa da sguardi invidiosi, capaci di nuocere, contro i quali esistono dei rimedi ritenuti infallibili: sa mejghina de s’oiu, la medicina dell’occhio, la cui formula, conosciuta soltanto da poche elette e conservata gelosamente, consente di scacciare il malocchio grazie anche alla recitazione di certe preghiere. E che dire delle preghiere di certe donne, orassionaglias, vecchie barbaricine, ogliastrine o della baronia, che, assieme alle invocazioni cristiane, pronunciano delle formule di rito di chiara matrice pagana rivolgendosi alla luna e al sole per scacciare il malocchio, ritrovare gli oggetti smarriti, guarire un infermo o liberare qualcuno da uno spavento?3.

L’avvento del Cristianesimo, che si è sovrapposto alla religione primitiva, non è riuscito ad eliminare l’intima comunione tra l’uomo e la natura. La religione cristiana, non potendole stroncare, ha tollerato certe forme di magia superstiziosa e di riti pagani assimilandole con un processo sincretistico e rendendole compatibili con l’ortodossia e la “Verità rivelata”4.

Quando la chiesa cattolica dall’alto del suo pulpito dorato e non innocente, tuona contro Halloween definendola una festa pagana e satanica, dovrebbe ricordarsi dei sincretismi, dovrebbe ricordarsi delle tombe monumentali che nei cimiteri italiani segnano la separazione tra ricchi e poveri anche dopo la morte, dovrebbe rammentare che forse ori, marmi, ottoni per ricordare sono il frutto bacato di una società diabolica in cui si perde il messaggio polvere alla polvere terra alla terra, dalla terra siamo nati alla terra ritorniamo tutti, ricchi e poveri indistintamente.

Note:

La cena dei morti.
Gli oggetti acuminati hanno una valenza magico-apotropaica. La tradizione dice che i coltelli e le forchette avrebbero il potere di allontanare le anime dei defunti che non potrebbero partecipare al banchetto. Vedi a tal proposito S. Masala, Nule, aspetti di vita e cultura popolare, Pro Loco, Nule, 1993, p. 63.
Vedi D. Turchi, Leggende e racconti popolari della Sardegna, Newton Compton Editori, Roma, 1986, p. 10.
S. Masala, Nule, aspetti di vita e cultura popolare, cit., p. 46.
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