Big-Clay, la politic-arte a Firenze

Big-Clay, la politic-arte a Firenze

Big-Clay, la politic-arte a Firenze

Di Lucio Pistis & Sandro Asebès©

 

Big-Clay, la politic-art

Big-Clay, pastel on paper, by Mary Blindflowers©

 

Arte è soprattutto trasmissione di sensazione, impatto che dall’occhio arriva a tutti gli altri sensi, coinvolgendoli, attraendoli, creando uno stato di ammirata conversazione. Bonami assicura che Big Clay di Urs Fischer, parcato in dialogo con la Torre di Arnolfo di Palazzo Vecchio a Piazza della Signoria, comunica semplicità e primordialità del gesto umano nei suoi mastodontici 12 metri di elevazione. Artista “rinascimentale” viene definito lo svizzero e come tale opportunamente piazzato nel sito principe del Rinascimento italiano. A noi risulta ardito e difficile riscontrare in questo attorcigliamento sensazioni attigue a quelle che per anni ci han trasmesso le sculture di Michelangelo e Raffaello. Sarà che siamo vincolati ad un’estrinsecazione di forme che siano rappresentative dell’umano, sarà che ci han martellato per decenni con il dialogo dell’autore con il suo prodotto (“Diamine! Perché non parli?”), ma a noi la scultura dozzinometrica di Fischer richiama l’immagine di una dozzina di metri di sterco di bue e nel dirlo siamo qui probabilmente ad autodenunciare la nostra incapacità di leggere dentro, attraverso ed oltre il manufatto così come si appalesa ai nostri occhi! Non vogliamo essere irriverenti, ma guardandola e traguardandola ci viene in mente la storiella di quel finto sapiente che, indicando una mandria di vacche concimanti con le proprie deiezioni un campo gravido di verdure ed ortaggi, tentava di spiegare all’amico ignorante le teorie metempsicotiche: “La nostra materialità si trasforma e noi rinasciamo in morfologie diversamente utili alla natura!”, sentendosi rispondere dall’umile interlocutore che l’idea permanente che invece gli avrebbero suggerito le deiezioni del suo mentore metempsicotico, sarebbe stata quella di una statica immutabilità da vivo e da defunto!

Ma chi è Urs Fischer?

La biografia ufficiale è davvero ridicola. Nasce in Svizzera. Poi i solerti biografi, impegnati a costruire un personaggio da gossip, ci darebbero ad intendere che, lavorando di notte nei nightclubs di Zurigo, a soli 19 anni il nostro eroe, sia riuscito a trasferirsi ad Amsterdam, poi a Londra, Los Angeles, Berlino, New York, tutte città dove vivere da soli non costa davvero nulla. Eh sì, lo sanno tutti che lavorando di notte si diventa ricchi e ci si può pagare viaggi astrali per il mondo con relativo soggiorno nelle più importanti e carissime città del mondo. Poi nonostante queste sue inenarrabili fatiche di indefesso lavoratore notturno, il buon Urs, riusciva pure, rimanendo sveglio di giorno come un uomo senza sonno, a fare mostre, personali nei siti importanti dove si sa non si paga nulla, insomma ad imporsi nel meraviglioso e purissimo (si fa per dire) mondo dell’arte. Questo artista che non dormirebbe mai, avrebbe pure, secondo illuminata critica, un “approccio sovversivo all’arte”. La sua meravigliosa sovversione consisterebbe nel riprodurre statue italiane famose in cera per poi farle sciogliere magicamente “come simboli della durevolezza dell’arte”. Dire che siamo estasiati da tanto genio, è riduttivo. In occasione della 50esima Biennale di Venezia, il genio ha fatto sciogliere una copia in cera e a grandezza naturale del Ratto della Sabina del Giambologna, uno dei grandi capolavori rinascimentali apprezzati in tutto il mondo. Insomma il messaggio sarebbe: non inventarti nulla di nuovo, ma riproduci e sciogli, nasci ricco, trova gli agganci giusti, poi fai un poco di baccano, inventati una biografia per gli allocchi, fai parlare di te nel bene e nel male, e sarai una star, un vero artista della sovversione.

Sì, ma per quanto?

Il tempo di vedere quell’obbrobrio in Piazza della Signoria?

Il tempo di constatare tristemente che ormai l’arte è solo politica e che il ricco finge sovversione per aderire allo stereotipo dell’artista che si fa da sé e che non deve chiedere mai?

Noi una cosa ce la domandiamo: ma chi è più furbo, Fisher o chi gli regge il bordone, confondendo le carte e spacciando un’operazione commerciale e politica per arte?

Un due tre, qui si fan le carte, la deiezione diventa arte.

https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-psico-pillole/

https://www.youtube.com/watch?v=fSGXpDx5MGE

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