I figli della casta

i figli della casta

I figli della casta

Di Mary Blindflowers©

The sea, credit Mary Blindflowers©

 

La casta nutre i suoi figli nell’idea del potere esclusivo. Già sento le loro voci in falsetto: “Siamo la casta e possiamo fare quel che vogliamo, siamo potenti e tutto ci è permesso, gli altri non contano, sono la prole imperfetta di un dio minore, da schiavizzare, sottomettere, far filare secondo i nostri interessi particolari”. I figli della casta difenderanno sempre la casta, contro ogni buon senso, ogni ragionamento, ogni evidenza, ogni luce e porteranno il buio laddove basterebbe garantire a tutti le stesse possibilità, brancoleranno in quel buio, ci sguazzeranno come gechi senza occhi, e saranno felici di aver spento la luce, perché pensano di essere potenti e intoccabili, arroccati nei loro privilegi anacronistici, ridicoli e inumani.

Su un articolo postato in questo blog che sottolinea come solo i professori universitari possano accedere alla consultazione dei testi antichi nelle biblioteche italiane, si sono scatenate alcune sterili polemiche nei social. Una signora molto per bene ha avuto l’ardire di sostenere che un nessuno qualsiasi che vorrebbe consultare un testo antico in biblioteca, potrebbe avere le “mani unte”, mentre un professore universitario sicuramente è pulito.  Non sapevo che nelle biblioteche facessero il test pulizia mani. Mi è nuova. E non sapevo neppure che appartenere alla categoria docenti universitari, garantisse in automatico la pulizia delle estremità superiori. Si impara ogni giorno qualcosa…                                                                

Un altro figlio della casta ha sostenuto che è giusto mantenere il privilegio di consultazione solo per i docenti, perché gli altri rovinerebbero i libri. Neppure di fronte ad una possibilità di digitalizzazione ha dato il suo assenso, sostenendo che la digitalizzazione, (che molte biblioteche già fanno in tutto il mondo, tant’è che è possibile trovare molti testi antichi in google books), non dovrebbe essere ammessa, perché, a suo insindacabile giudizio, la luce degli strumenti atti alla digitalizzazione, rovinerebbe i libri.  Peccato che esistano nuove tecniche di digitalizzazione che consentono di non danneggiare i documenti e da anni e anni i professori universitari consultano anche su microfilm documenti a cui i comuni mortali non possono accedere, nonostante siano già su microfilm e non sia affatto necessario prendere in mano il testo originale. Quindi secondo le obiezioni di queste menti lucide e capaci, è giusto che i libri siano riservati a pochi. Quando faccio notare che la stessa biblioteca che mi nega l’accesso alla consultazione di un testo antico, ha in catalogo uno dei miei saggi su un documento antico, il luminoso saggio risponde che forse mi sono sbagliata nel linkargli la pagina in cui si dice che la biblioteca ha un mio testo.

Tutto questo somiglia alla favola del lupo e dell’agnello… “Sei mesi fa tu mi hai offeso…” “Ma se non ero ancora nato?” “Non ha importanza, io sono il lupo e faccio come mi piace, ti divoro perché comando io, perciò le mie ragioni irragionevoli sono ragione”.

La cultura dunque dovrebbe essere un santuario per pochi secondo questi pareri illuminati di persone che, con tutta probabilità fanno parte di quella schiera di dei che hanno spento le luci, in modo che soltanto loro possano accedere al sapere. Gli altri possono accontentarsi di leggere i loro libri, sempre che siano in grado di scriverne uno in modo autonomo; gli altri possono accedere a informazioni di seconda o terza mano, senza possibilità alcuna di consultare le fonti originarie. Questo accade perché da sempre il potere vuole che “gli altri”, e per “altri” intendo tutti coloro che non fanno parte della casta, siano ignoranti e abbiano un limitatissimo accesso alle fonti del sapere. Gli ignoranti si manovrano meglio, si possono sottomettere ed ingannare con maggiore facilità, perciò i baroni e la loro nefasta prole si aggrappano ai loro assurdi e poco democratici privilegi, per poter far sfoggio di una saggezza che non hanno e di una luce fatua, ingannevole quanto le parole che escono dalla chiostra dei loro denti putrefatti di senso e logica.

Ribellatevi a tutto questo, rivoltatevi contro i farneticanti teoremi dell’élite, la cultura è di chiunque sappia amarla, indifferentemente dall’appartenenza sociale, politica, religiosa, dalla razza, dalle idee. La cultura è di tutti e chiunque affermi il contrario vuole solo controllarvi, sottomettervi, schiavizzarvi, ridurvi all’impotenza di chi sa che un uomo e una donna colti rappresentano un pericolo per gli inganni meschini e riprovevoli del potere.

Non permettete a nessuno di dirvi che la cultura appartiene solo ai Qualcuno, perché il mare è fatto di gocce piccole, e senza quelle gocce apparentemente insignificanti e prive di un ruolo preciso, non esisterebbe nemmeno l’Oceano e la sua grande anima. Rifiutate l’abominio dei baroni che come uccelli rapaci e corrotti si abbarbicano sulle rocce dei fortini al nulla che si sono costruiti, controllandovi dall’alto. Che crollino con tutti i loro figli. Il giorno in cui questo accadrà potremo dire di vivere in un’Italia democratica, un’utopia a cui i figli di un dio minore non possono e non devono rinunciare.

Anarchia e libertà sempre.

https://www.youtube.com/watch?v=rHN_IeseHKs

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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