Di Mary Blindflowers©
Cielo di traslucida
orneblenda, prismatico,
sul mare di edenite verde,
cielo flessanime, lunatico
curvo di pioggia lucida
e religioni opache,
sul mondo distante,
scoppi
in esantemi d’aurore recenti
e l’uomo nasce,
cammina sugli orli
graveolenti della notte,
con una lampada melusina,
il nano,
cieco sotto la pasta astrale,
sotto gli occhi piallati
e il temporale dei rosari
a cui vorrebbe
offrire la sua mano.
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La durezza della mineralità della natura mirabilmente e sinteticamente contrapposta alla curvabilità dell’essere umano, gravido dei suoi pregiudizi fideistici irrazionali ed irragionevoli! Una sintesi concettualissima pregna di ossimori coloristici penetranti: diafana la volta celeste, scura la fede dell’uomo; infiorescenza di luce la natura, bordato di tenebra l’incedere umano e la luce da vergine prudente di cui egli si paluda ha la valenza di una scaltra e fuorviante sirena para-omerica! Vibra di disperazione questo grido allarmato e allarmante dell’autrice e la metafora finale dell’uomo levigato e accorciato dai carpentieri del potere ecclesiastico sigilla mirabilmente la lirica in cui nuovamente l’effetto delle assonanze scabre ed asimmetriche si appalesa (traslucida-lucida, prismatico-lunatico, distante-recenti, nano-mano).