Vecchi santi, Coelho, Calasso, déjà-vu

Vecchi santi, Coelho, Calasso

Vecchi santi, Coelho, Calasso, déjà-vu

 

Notturna, foto Mary Blindflowers©

Mary Blindflowers©

Vecchi santi, Coelho, Calasso

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Perché la saggistica attuale è spesso banale?
Pubblicazioni inutili che non offrono nessuno spunto a nuove ricerche, libri che potrebbero tranquillamente anche non essere stati scritti, inondano il mercato editoriale, cercando di acchiappare una schiera di lettori ignari. Esatto, ignari è la parola giusta e forse anche un po’ ignoranti, a dirla tutta. Molti di essi infatti ignorano che sull’argomento sono stati versati liquidi mondi d’inchiostro e pianeti, universi infiniti di bla bla a perdifiato. Troppo è stato scritto su inquisizione, processi, amplessi diabolici, riti, miti demoniaci, torture, diavolerie, magie, dei greci, dee, mitologie latine, amori ridicoli, sfaccettati, plurimamente riciclati, riproposti ed esposti con tenacia solforosa.
Ci si chiede allora se sarebbe auspicabile abbandonare campi così largamente percorsi e calpestati a destra e sinistra, senza esclusione di colpi. La risposta è no, un no deciso e sicuro, efficace e potente. Non esiste infatti niente che sia stato indagato completamente e compiutamente in tutti i suoi lati. Chi cerca trova sempre qualcosa di nuovo. Il problema è che nessuno ha più voglia di cercare.
La verità è che, tra convegni, sporadiche lezioni e impegni politici, i vecchi santi preferiscono riciclare, rinunciando a nuovi appassionanti viaggi che sarebbero troppo lunghi e faticosi.
L’editoria italiana che propone i lavori dei soliti noti, è pigra, si adagia sugli allori di glorie passate e pubblica opere che ricalcano successi precedenti, senza accorgersi che poi tutto si uniforma, che non si dice niente di nuovo e si cade in una deprimente abulia, anestetizzando schiere di poveri lettori disabituati all’originalità.
Cambiano le copertine, i colori, ma i contenuti sono sempre gli stessi e questo accade non soltanto per quanto riguarda la saggistica storica e demonologica, ma anche la mitologia e addirittura i romanzi.
Che bisogno avevamo noi miseri fruitori di saggistica impegnata, di un libro come Le nozze di Cadmo e Armonia di tal Roberto Calasso?
Sentivamo davvero la necessità storica di quest’intruglio mitologico ripassato di nota zuppa rimestata? Di questo riciclato e artatamente arzigogolato polpettone soporifero?
Calasso pubblica se stesso e poi ripropone la salsetta stantìa in varie versioni, economica, da edicola, rigida, morbida, per tutti i gusti e tutte le tasche.
Il sapore di muffa contraffatto dai colori della copertina si avverte sempre, invariabilmente anche nell’edizione “superlusso” da 150 euro, per veri bibliofili affetti da congenito masochismo. Vecchio, inutile, deprimente ciarpame…
E che dire de Il Diavolo dell’antropologo Alfonso M. di Nola, le forme la storia, le vicende di Satana e la sua universale e malefica presenza presso tutti i popoli dall’antichità ai nostri giorni?
Il titolo è davvero allettante, la forma editoriale attraente, curata, illustrata sapientemente dall’editore, la carta della prima edizione leggermente colorata, piacevole al tatto. Peccato che questo povero diavoletto vagabondo non abbia da offrire niente di nuovo. Saltella di cultura in cultura e ha nomi diversi, impressionanti e diaboliche funzioni devastanti, ma non lo sapevamo già? Il libro-collage si risolve in una specie di antologia sulla presenza diabolica in vari contesti storico-culturali, veramente utile per un ripasso, e ben documentato anche, come un libro scolastico, non come un saggio sperimentale, perché tutto è già stato scritto.
Questa purtroppo però è la regola. Il brodino riscaldato va tanto di moda e chi cerca di avere un approccio sperimentale ai problemi viene subito snobbato. L’inconsueto non piace, è pericoloso. L’esperimento bandito, specie se chi lo fa non è ben agganciato.
Perché svegliare i lettori, insegnare loro ad essere più acuti? Lasciamoli dormire. Il business richiede il sonno terapeutico delle masse e l’ipnosi dei soliti noti autori da batteria.
Per i romanzi è anche peggio. Coelho, L’alchimista. Un successo editoriale, una garanzia tradotta in varie lingue del mondo. Lo stile infantile e scorrevole si adatta a masse di lettori abituati alle soap in televisione: «Avvertiva che, un giorno, il Levante gli aveva lasciato sul viso il profumo di quella donna e lui sapeva di amarla fin da allora, ancor prima di sapere della sua esistenza, e che il suo amore per lei gli avrebbe consentito di trovare tutti i tesori del mondo».
Una profondità che fa concorrenza alle peggiori telenovelas sudamericane. E in effetti anche queste sono seguitissime. La letteratura però dovrebbe essere qualcos’altro e dare di più.
Un nuovo autore che si mette in testa di esporre qualcosa di diverso dalla solita minestra è un folle. Inutile non dirlo, già soltanto per “farsi leggere” un autore estraneo agli ambienti accademici e ai circoli intellettuali salottieri italiani, un autore che non sgambetta in televisione con denti finti e seni di plastica, ha difficoltà infinite se “non conosce nessuno”.
Il percorso è semplice nel Bel Paese, “conoscere, conoscere, conoscere”, avere un ruolo attivo dentro un partito politico o un’associazione più o meno cattolica, oppure fare il professore universitario o il direttore editoriale o il politico o la velina o nel peggiore dei casi uccidere qualcuno! Anche i mostri vanno di moda ultimamente e scrivono le loro esperienze con sottoprodotti criminologici che saziano la curiosità morbosa del medio lettore annoiato, lo stesso che legge i rotocalchi, Novella 2000, Cronaca Vera, lo stesso che legge Coelho.
Poveri alberi abbattuti e sprecati in nome di avventure alla Beautiful e di una saggistica dell’“è già stato scritto”.

Sarebbe bello che un giorno gli alberi morti si risvegliassero e bussassero alla porta di questi autori del déjà-vu… ma questa è un’altra nuova storia, che non sarà mai pubblicata.

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Comments (2)

  1. François Nédel Atèrre

    Eppure c’è speranza di risveglio, dopo il coma; altrimenti, ci toccherà sperare nella resurrezione dei vivi.
    Voglio illudermi che l’immane tabula rasa che contempliamo con orrore possa diventare presto un grande campo arato per la semina: non importa che io veda i frutti in my lifetime.

    1. Destrutturalismo

      Secondo me va sempre peggio.

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