Le poste italiane sono un teatro alla Ionesco

Le poste italiane sono un teatro alla Ionesco

Le poste italiane sono un teatro alla Ionesco

Di Mary Blindflowers©

Recita a soggetto, oil on canvas by Mary Blindflowers©

 

Mr Smith siede con la moglie in un salotto dal perfetto stile inglese. I due coniugi conducono una vita borghese, costruita su quotidiane occupazioni, pettegolezzi, commenti sulla politica, sul tempo. I due conversano, un dialogo tra perfetti sconosciuti, le battute segnalano il parossismo in un involucro di comicità delirante e surreale.

Ma non sempre c’è bisogno di andare a teatro per assistere a situazioni assurde, basta recarsi in un ufficio postale italiano.

Diciamo che Mister X va alla posta carico di dieci pacchetti di libri ben imballati che vorrebbe spedire con la modalità tuttora vigente: pieghi di libri raccomandati e ordinari.

X prende l’autobus per arrivare all’ufficio postale, quindici minuti in piedi, col gomito di un tizio pelato piantato nelle costole e lo chignon puzzolente di una signora sotto il naso. L’autobus è pieno come un uovo. Ad ogni fermata sale nuova gente, uno strazio.

Finalmente è il momento di scendere. Mister X si dirige all’ufficio postale. C’è una fila interminabile. Dopo un’ora tocca a lui. Deposita i pacchi nell’apposito spazio, ma l’impiegato si rifiuta di prenderli e spedirli: «Impossibile, i pacchi sono chiusi, ci deve essere il lato apribile per ispezione postale». Ma Mister X spedisce i pacchi da più di un anno, infatti è uno che vende libri su Internet, in pratica, essendo disoccupato si è inventato un mestiere. Il buon diavolo sa che volendo, i pacchi si possono aprire. E il giorno prima ha spedito altri pacchi, confezionati con lo stesso sistema, da un altro ufficio postale. L’impiegato insiste: «No, non vanno bene». Allora il poveretto dice che sarebbe disposto a levare il nastro adesivo da una parte, così i pacchi risulterebbero aperti e ispezionabili.

«No, non vanno bene».

«Perché?»

«Perché no, vada all’altro ufficio postale».

Come si fa sempre in questi casi Mister X chiede di parlare con il direttore.

Il direttore esce, grosso, tarchiato, baffuto. Quando parla si capisce che è una direttrice, ma fa lo stesso.

La direttrice dice no, che non si può perché il piego di libri deve essere una busta, in modo che si possa aprire, quelli di Mister X non sono buste ma pacchi, confezionati con carta da pacchi, quindi non si possono spedire.

Mister X chiama le forze dell’ordine, l’idea di risalire sull’autobus con tutti i suoi pacchetti lo fa sentire male. Chiama il 113. Dopo mezz’ora arrivano i tutori dell’ordine.

Chiedono alla direttrice il motivo del diniego.

Lei spiega che trattasi di pacchi, non di buste.

Mister X precisa che non esiste nessun regolamento che stabilisce di inserire i libri dentro buste e che vieta di spedirli sotto forma di pacchi o scatole, l’importante è che non superino le dimensioni consentite.

La direttrice è ferma nelle sue posizioni, forte della sua grande esperienza e virile professionalità. Non a caso lei è direttrice!

Mister X chiede di vedere il regolamento stampato in cui si recita che si devono spedire i pieghi di libri dentro le buste.

La direttrice scompare. Torna dopo venti minuti buoni con un foglio in mano.

Il foglio recita così, sotto la voce pieghi di libri:

Gli invii devono essere confezionati in modo da essere facilmente verificati (con la dicitura “Lato apribile per verifica postale”). Deve essere specificata la categoria dell’invio, apponendo all’esterno la dicitura “Pieghi di Libri”.

Mister X non vede da nessuna parte il termine “busta” e protesta.

Dopo lunghe discussioni davanti alle forze dell’ordine si raggiunge un armistizio. Mister X deve aprire tutti i pieghi di libri e anche l’imballaggio interno da una parte in modo che l’eventuale ispettore possa vedere ad un primo sguardo che si tratta di libri e non di bombe ad orologeria, esplosivi, droga, ecc.

Mister X fa così, con un tagliacarte leva il nastro adesivo e lascia una parte aperta. I libri possono essere spediti finalmente. Tutte le volte che Mister X dovrà spedire un libro, avrà l’obbligo sacrosanto di lasciare aperto parzialmente il pacco per ispezione.

Bene. I pacchi verranno accettati.

Il computer s’impalla. Altra mezz’ora di attesa. L’impiegato poi deve preparare altre cosette, entra nell’ufficio, dice che tornerà. Altri 25 minuti di attesa. Mister X è stanco. Protesta. Gli dicono che ha ragione ma che ci vuol pazienza.

Ma il bello viene alla fine.

L’impiegato mette ciascun pacco sulla bilancia, pesa, stampa le etichette e poi prima di mettere i pieghi nel cesto delle spedizioni, chiude ben bene il lato aperto prima da Mister X, quel lato per cui tanto si era discusso, quel lato che, a detta della direttrice, doveva rimanere aperto e per cui si erano fatte tante storie. Così l’impiegato, come se niente fosse, chiude il lato aperto con uno strato abbondante di nastro adesivo marrone, su cui c’è scritto poste italiane.

Ah se Ionesco fosse vivo…

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Manifesto Destrutturalista contro comune buonsenso

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