©François Nédel Atèrre, 13.07.17
Ora non so, credo che vada scritto
qualcosa di diverso, ma è la stessa
goccia che cade, ogni cinque secondi
dalla cannella al fondo dell’acquaio.
Atteso a lungo, l’incontro del fiume
col mare non ha schiuso il suo segreto,
e la foresta è stata attenta, a sera
a dire poco di abitanti e querce.
Mi piace adesso, di queste grondaie
bitorzolute che l’acqua raccolta
non è la mia, come la ghiaia ai fiori
delle sparute aiuole. Nei vialetti
che mettono al cortile della casa
se alcuno passa, non mi riconosce
né si dà pena di farmi un saluto.
Ma mi ha accettato, il genio che dimora
nel luogo, il mascherone sorridente
dei fregi in cima alle finestre, al tetto
di questa casa antica. Nei mattoni
che il vecchio intonaco lascia scoperti
come gengive, rughe intorno al labbro,
c’è già un sorriso che mi basta; io resto.
Lascio, sicuro che saprai far meglio.
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