I pennacchioni delle strofe

I pennacchioni delle strofe

I pennacchioni delle strofe

Di Mary Blindflowers©

 

I pennacchioni delle strofe

Pettegole, credit Mary Blindflowers©

 

 

Eccole
qua.

Dove?

Guarda,
ah qua!

Mah, non le
vedevo bene…

Le
pseudagnostiche catto-moraliste

in posa,

quelle che
recitano nei teatriprosa,

quint’ultima categoria,

prima porta a destra

fakenigmatica aporia

e polvere di stelle

comunque già stantia,

qua, qua,
quaaaa,

ah

mah,

quelle del
lei non sa chi sono io,

eh no,
non lo so,

e non
mi interessa neppure saperlo,

quelle che a settant’anni

vogliono un merlo

speso sui pennacchioni

di biliose strofe,
sgrammaticotediose

quelle
scosciate denunciano le mini

ma indossano bi bi bikini…

Mi
veniva un’altra rima,

ma
meglio non farla,

poi
dicono che sono volgare…

Qua, qua,

eccole, le
vedi?

Quelle perse che vanno alle messe

sotto
coltri spesse,

come
nemiche alto-colate

(e non
è un errore, non ci sperate
),
dell’intera umanità,

eccole,
eccole là,

quelle,
quelle qua,

puah!

Mah

ah

sa,

pa

sta

ca

sa

 la

qua,

qua qua.

….

Il mare

Il mare ha una tristezza d’averno,
solo, si agita slogando le vene e parole
d’un asettico perno,
fa schiuma alla bocca,
sotto i denti cariati di nuvole scocca, balocca, si sfascia, si incocca.
Il mare ti sfiocca e ti preme,
grembo primigenio che geme,
utero patetico urlo
burlo di genio.
Dovremmo poter essere scelti su un catalogo premio
prima del concepimento e l’affido,
per evitare smacchi di grido,
programmati come robot al nido di scacchi,
ancora prima d’essere nati, come girini meccanici dalle forchette per mani,
e che al nostro primo grido sfuso
nessuno rimanga deluso,
sconcertato di noi,
senza contare il sé e il poi.

 

Vetro filato

Le dita rosa dell’aurora si sgretolano
dentro l’insolito destino
d’un bicchiere denso di vino,

(diranno che la rima è banale)

i piedi grigi dell’asfalto
si rompono come vetro filato barbino
contro la zucca vuota all’assalto
del cielo, incapace cortocircuito, alta quota,
millenario bluff da avanspettacolo storto.
In teca cherubini e serafini
da contorno d’inautentico oro colato!
Ali di cera preconfezionata,
capelli fini torrentizi che si impigliano
nelle fratture della ragione, defraudata.

( Qui nessun verso, non sono presente)

Volano analogici e biondi,
e alla prima folata
perderanno i bigodini
negli interstizi terreni del giorno.

                                                  (Sono ancora assente)

Per cucinare occorre sempre un grande forno, ingredienti diversi, piuttosto vicini

(Me ne vado proprio, la poesia non fa per me e il caffè non mi piace, mi torce gli intestini)

 

https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-punti-fermi/

https://www.youtube.com/watch?v=E75fjbTHEOA

Comments (2)

  1. Maria Concetta Giorgi

    Che tristezza chi crede di essere grande scrittore per aver scritto tre righe…
    Che tristezza chi crede d’esser poeta e scrive quelle tre parole… sole cuore e amore.
    Che tristezza quei poeti che postano premi in continuazione e si scusano di averli postati.
    Che bellezza la poesia scritta che nessuno ti ha chiesto , perché la voglia di scrivere se n’è fregata della “grande occasione”…
    Liberi
    liberi di essere e di andar per fossi
    liberi perché i viottoli di campagna hanno più poesia di un qualsiasi salotto letterario
    liberi di muoversi senza dover per forza apparire
    liberi di cercare la semplicità
    liberi nella capacità di scrivere.
    Liberi di poter dire: “Io sono, indipendentemente da te”.

    1. Destrutturalismo

      Scrivere per scrivere, lontani dai salotti di vecchie biliose e triti snob che fingono di sembrare qualcosa… Mary Blindflowers.

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