Machiavelli tra censure e manipolazioni (parte II)

Machiavelli tra censure e manipolazioni (parte II)

Machiavelli tra censure e manipolazioni (parte II)

Di Mary Blindflowers©

Machiavelli, credit Mary Blindflowers©

 

F. Ercole navigò nella stessa direzione di De Sanctis e B. Croce:

Neanche l’Ercole riesce ad arrivare propriamente a conclusioni che si possano dir nuove… L’interpretazione fondamentale che egli dà della dottrina del Machiavelli è in sostanza quella del De Sanctis, come fu chiarita e confermata dal Croce; della cui Filosofia della pratica l’Ercole fa tesoro per chiarire la struttura del pensiero del Machiavelli, rischiando magari d’introdurre in qualche punto idee del Croce che non potevano esserci nei lavori di uno scrittore del Cinquecento1.

Il discorso nazionalista dell’Ercole si sostanzia tutto attorno al concetto di patria, “presupposto e limite della moralità machiavellica, sia nel senso che in essa e per essa tutta la moralità machiavellica si compendia e si esaurisce, sia nel senso che al di fuori di essa non vi è per Machiavelli moralità possibile”2.

Una concezione presuntuosa che ridicolizza penosamente la moralità di Machiavelli al solo concetto di “patria”, tenacemente centralizzato per giustificare le proprie idee nazionaliste e rigidamente stataliste.

Sulla stessa linea interpretativa di Ercole anche Felice Alderisio, citato da Gramsci nei Quaderni3.

Volpicelli e Spirito hanno utilizzato Machiavelli in funzione della teoria dello Stato corporativo.

E lo stesso Spirito senza pudori ammette di non ricercare la verità in Machiavelli ma quelle parti del discorso machiavelliano utili al sostenimento della sua teoria dello Stato:

“Il fine storiografico cui tende questa indagine non è quello di una precisazione del vero Machiavelli, bensì del vero che in Machiavelli ricerchiamo per la soluzione di un nostro problema, o meglio del problema della nostra vita politica ed etica”4.

Il tema dell’unità, perseguito tenacemente dalla borghesia dell’epoca, e di fatto abortito, a causa della scarsa empatia tra borghesi e contadini, non era tuttavia un pensiero originale di Machiavelli. Già il papato aveva avuto l’idea di unificare la penisola per rafforzare il proprio potere.

Uno Stato borghese nazionale e centralizzato che non tenesse conto delle differenze socio-culturali tra regione e regione, era meglio di una federazione di Stati?

L’unica soluzione alla dissoluzione del Sacro Romano impero poteva essere dunque soltanto l’unità centralizzata e il trionfo degli ideali borghesi?

Sono domande che lo storico non può non porsi.

Del resto da secoli l’autore fiorentino suscita dubbi e perplessità.

Le Signorie e i Principati dell’epoca machiavelliana, non avevano interesse alcuno a coalizzarsi contro il potere dello Stato della Chiesa, contrariamente a quanto è avvenuto in altri Paesi.

Le Signorie infatti trovavano nella Chiesa un forte sostegno contro le aspirazioni democratiche delle masse contadine, schiavizzate, oppresse, tenute in condizioni igienico-sanitarie pietose.

La borghesia e la Chiesa non erano affatto incompatibili, infatti la disgregazione dello Stato Pontificio non è avvenuta in epoca precedente alla liberazione nazionale ma dopo e durante. La resistenza ideologica di Gioberti e Rosmini che credevano in un papato progressista, mera contraddizione in termini, dimostra l’alleanza storica tra papato e borghesia italiana, simpatia che non è mai morta e si è trascinata in modo deleterio fino alla politica contemporanea.

1Si veda F. Ercole, L’etica di Machiavelli, in Politica, vol. VI., fasc., I-II, settembre 1920, pp. 1-37. Si veda anche La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia diretta da Benedetto Croce, n. 18, 1920.

2F. Ercole, La politica di Machiavelli, Anonima Romana editoriale, Roma, 1926, p. 61.

3F. Alderisio, La politica del Machiavelli nella rivalutazione dello Hegel e del Fichte, Società Anonima Editrice Dante Alighieri, Milano, 1931; I.d. Intorno all’arte dello Stato del Machiavelli: Discussione ulteriore dell’interpretazione di essa come pura politica in Nuovi studi di diritto, economia e politica, vol. V, fasc. 3- 4-5 (giugno-ottobre 1932), p. 232-262; I.d., Pietà del Machiavelli o pietà per una critica?, Todi, Tipografia Tuderte, 1941, estr. da Archivio della Cultura Italiana, a. 3. (10.), fasc. 2.-3- (1941).

4U. Spirito, Machiavelli e Guicciardini, Edizioni Leonardo, Roma, 1945, p. 49.

 

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

 

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